Interessante rivelazione del coach di Jannik Sinner: si torna sull’unico neo di un 2024 da tramandare ai posteri
Numero uno del mondo da giugno. E già certo di restare in vetta al ranking mondiale fino a gennaio 2025. Pioggia titoli in stagione, con le gemme dei primi Major vinti in Australia e a New York. Dominatore assoluto delle ATP FInals e della Final Eight di Malaga, quando ha trascinato l’Italtennis alla conquista della seconda Insalatiera consecutiva. Ma c’è di più.
Non pago dei trionfi nel circuito ufficiale ATP, Jannik Sinner ha conquistato anche il ‘Six Kings Slam’, il ricchissimo torneo di esibizione che gli ha portato in dote un montepremi da 6 milioni di dollari. Come il protagonista di un fortunato telefilm di successo degli anni ’80.
Difficile immaginare un 2024 migliore di quello chiusosi con la kermesse di Torino per il fenomeno della Val Pusteria, che può vantare un record di 73 vittorie su 79 incontri disputati. Il tutto, giova ricordarlo, con la ‘Spada di Damocle’ della sentenza del TAS di Losanna per il caso Clostebol, una vicenda che aveva visto inizialmente Jannik scagionato del tutto dall’ITIA.
Insomma, Sinner è un mostro. Un cannibale. A cui però è mancato l’acuto in uno dei tornei più prestigiosi del circuito. Forse la ciliegina mancante in una stagione leggendaria.
Intervenuto ai microfoni de ‘Il Corriere Adriatico’, Simone Vagnozzi, che condivide con Darren Cahill la guida tecnica del tennista di San Candido, è tornato sul cammino del suo assistito al termine di una stagione entusiasmante.
Come ogni splendida rosa, anche l’annata di Sinner ha la sua spina. Trattasi del quarto di finale di Wimbledon perso al quinto set da Daniil Medveded, regolarmente stra battuto in tutte le precedenti – e successive ai Championships – occasioni di confronto. E dire che il russo, fino all’ottobre del 2023, era la bestia nera del numero uno del mondo.
“Rigiocherei certamente la partita con Daniil Medvedev a Wimbledon. Uno Slam in cui vogliamo arrivare in fondo“, ha detto il coach. Giova ricordare, per chi se lo fosse dimenticato, che a quel match l’azzurro fece i conti con un malore nel corso del confronto, dovuto principalmente allo stress che il caso doping gli stava causando. Emerse addirittura l’indiscrezione sulla notte in bianco passata da Jannik, tormentato dai pensieri intorno alla vicenda Clostebol, che all’epoca non era ancora di dominio pubblico.
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