Se è vero, come è vero, che oggi come oggi fare gol al Milan è decisamente qualcosa di semplice (ma la Juve del geniale Motta non c’è riuscita, come mai?), occorre precisare che, nonostante tutto, non è lo sport più facile e più cavalcato di questi giorni: prima viene il “lo avevo detto io”, questo terribile morbo che affligge “tifosi” (parliamone), osservatori (pseudo) neutrali e ahimè anche colleghi. Tutti a commentare come se la stagione fosse finita, tutti a commentare come se la fine del mondo fosse già arrivata e il giudizio dell’Apocalisse sia già scritto nel fuoco per Fonseca, Furlani, Ibrahimovic e Moncada, in rigoroso ordine alfabetico. La C di Cardinale oggi la saltiamo, sia nel bene che nel male: avremo modo di parlarne, senza nasconderci e con decisione, quando le cose di casa RedBird saranno più definite e chiare. Già, la chiarezza. Personalmente mi piace parlare di cose che so, che tocco con mano, che arrivano da fonti di prima mano e massima affidabilità: ecco perché spesso la mia è una voce fuori dal coro, nonché sgradita a chi parla, strizzando l’occhio al populismo, per supposizioni, per ricostruzioni ipotetiche o per “apparenti” scenari spesso confezionati su misura. Un argomento su tutti, il solito noiosissimo ritornello su quando c’era Lui, inteso come Paolo Maldini. I treni non andavano in orario (il rendimento di De Ketelaere a Bergamo non è proprio significativo di nulla, mi spiace) e non si poteva dormire con le porte aperte, specie quando il Sassuolo (!!) veniva a fare 5 gol a San Siro: chiedete tra procuratori, dipendenti di Casa Milan e chiunque l’abbia frequentata con qualsiasi ruolo, in quanti erano tristi al suo allontanamento e quanti lo rimpiangono oggi. Il mondo reale è molto, molto diverso da quello dei social: i tifosi possono anche non sapere tutto, giustamente ammirando l’enorme campione che fu e anche la figura elegante che ha sempre mostrato pubblicamente e continua a mostrare. Ma i giornalisti, no, non possono non sapere che Paolo ha pagato solo ed esclusivamente gli atteggiamenti (e dite poco), non le scelte di mercato. Chi tira fuori Maldini oggi, lo fa o per due click in più e guadagnare simpatie, o per aizzare volontariamente una situazione che non fa il bene del Milan. Già… Il bene del Milan: cos’è? A saperlo, non si soffrirebbe così. Nessuno ha la ricetta magica in tasca. Gli errori sono stati commessi: è oggettivo, lo dice la classifica. Su quali siano i più gravi e quali meno, c’è ancora un po’ di tempo per valutarlo. Ma tutto va preso estremamente sul serio, a partire dai dirigenti: vietato soprassedere, vietato essere superficiali. Nel frattempo, urge il campo. Un piano dove c’è da fare poco i sofisticati: è il tempo del fieno in cascina e basta, perché al momento ce n’è veramente poco. E lo scudetto è già scappato, ma ci sono altre tre competizioni, più la qualificazione Champions da raggiungere. Battere l’Empoli è estremamente necessario, a ogni costo: anche prendendo quei gol così fastidiosi che tanto ci fanno impazzire, a patto di farne uno in più degli avversari sempre. A Mister Fonseca, dopo il Derby, scrissi “Siga em frente con coragem”: vai avanti con coraggio. E lo confermo ancor di più oggi: mai più partite scandalose come quella contro la Juve, mai più snaturarsi. Questo Milan deve crescere e migliorare secondo i principi per cui è nato: un lavoro sempre più complicato, ma che può ancora portare soddisfazioni da qui alla fine di una stagione pazza e imprevedibile come questa. E se andrà male, allora sì, dovranno essere fatti bilanci e scelte drastiche, partendo da chi ha messo la firma sulle scelte e finendo a chi va in campo. Ma per il De Profundis c’è ancora tempo: coraggio Milan!
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