Roberto Mancini, ex ct dell’Italia, ha parlato a Il Giornale ripercorrendo i momenti della chiamata azzurra: “Ricordo perfettamente quel momento, stentavo a crederci. Per un tecnico diventare ct dell’Italia è il sogno più grande. Si stava realizzando. Non nego che nonostante avessi alle spalle parecchie esperienze su panchine importanti, pensare di tornare ad indossare quella maglia azzurra non da giocatore ma da ct, un po’ mi ha fatto tremare le gambe”.
Si è confrontato con qualcuno o ha deciso da solo?
“Feci una telefonata a Vialli. Luca mi disse di accettare subito. E così feci. Dopo un anno arrivò anche lui. Un’avventura straordinaria condivisa insieme. Il miglior coronamento di un’amicizia unica. Cinque anni meravigliosi. Qualche difficoltà all’inizio, per poi inanellare una serie di vittorie e record di cui vado orgoglioso”.
Wembley l’apoteosi della sua parentesi in azzurro, però c’è anche la mancata qualificazione al Mondiale.
“Riportare l’Italia dopo 50 anni sul tetto d’Europa è stata un’emozione indescrivibile. L’altra invece è una ferita che brucia ancora, un conto in sospeso con i tifosi”.
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