Marco Fortin, per tutti “Fourteen”: la 14 sulla schiena lo ha reso un esempio di simpatia e leggerezza, ricordato oggi anche da chi magari non ha seguito da vicino i suoi passi. L’ex portiere di – fra le altre – Siena, Cagliari e Treviso è intervenuto a Sportitalia per ripercorrere la sua carriera ed anche per parlarci di suo figlio Mattia, che oggi segue le sue orme e che sta iniziando ad attirare gli occhi di alcuni club importanti: il Corriere del Veneto, dopo l’ottimo inizio di stagione del 21enne con il Padova in Serie C, ha fatto sapere che club come il Monza ed il Lens lo stanno osservando per il futuro.
Se ti guardi indietro di cosa sei più fiero nel percorso che hai fatto come calciatore?
“L’orgoglio più grande è quello di aver sempre lottato per per conquistarmi il posto. Non ero un fenomeno, ma con la cattiveria che ho sempre messo negli allenamenti sono arrivato in A. Quando avevo 18 anni, all’ultimo anno di Inter mi sono rotto il crociato. Sono dovuto ripartire dalla serie C dove ho lottato per 4 anni. Poi con la forza di volontà, l’impegno e l’applicazione sono riuscito a conquistarmi di nuovo la Serie A, categoria dopo categoria. E l’ho sempre fatto sempre con grandissima passione, infatti ho giocato fino a quasi 44 anni”.
E fino a quasi 44 anni ci sei arrivato facendo anche gol…
“Mica solo uno: se non sbaglio sono stati almeno 10-12, tutti su rigore. Una cosa nata per scherzo con il mister di allora, poi ci ho preso gusto e ne ho sbagliato solo uno”.
Meglio segnare i rigori o pararli, come hai fatto a Kakà, Totti e Signori?
“Bello far gol, ma probabilmente preferivo pararli. E’ un momento in cui il portiere non ha nulla da perdere, solo da guadagnare”.
L’attaccante più difficile da fermare?
“Ai miei tempi ne ho affrontati troppi, difficile nominarne uno. Totti, Del Piero, Ibrahimovic, Cassano, Toni, Montella, Inzaghi, Rocchi, Pandev: scegliete voi fra questi e altri 10 che potete pescare in quella epoca. Da portiere però riservo una menzione particolare per Pippo Inzaghi, che in area era sempre una minaccia imprevedibile”.
Torniamo agli inizi, a giocarti il posto con Zenga e Pagliuca…
“Non esageriamo, non mi potevo di certo giocare il posto con loro (ride, n.d.r.). Però sono stati anni bellissimi, di puro apprendimento per me con leggende di questo tipo: ho avuto la possibilità di imparare dai migliori e qualche spunto me lo sono portato dietro tutta la carriera. All’epoca non c’erano i video, né i social. Tutto quello che oggi può aiutare chi vuole imparare”.
Sei rimasto particolarmente legato al Siena.
“Sì, perché è la piazza con cui ho vissuto sportivamente e non solo gli anni più belli, probabilmente. Sono arrivato e abbiamo vinto il campionato contro tutti i pronostici, per la prima volta abbiamo portato il Siena in Serie A. Siamo rimasti nella memoria di tutti. Poi ho fatto anche tre anni in Serie A con tre salvezze, non dico facili, però conquistate sul campo bene. C’era una tifoseria speciale, una città unica”.
Oltre al Siena?
“Sono stato davvero bene in tante piazze. Per esempio ho giocato due anni a Cagliari, tre anni a Vicenza, tre anni a Treviso, ho giocato in tanti club importanti. Però Siena è sicuramente un gradino sopra le altre come legame che si è creato”.
Per quanto riguarda il Cagliari, cosa ricordi in particolare?
“Sono stati due anni belli, abbiamo centrato due salvezze, ho un bel ricordo della città. Anche lì un tifo molto caldo. All’epoca c’era un presidente grande conoscitore di calcio, ma un po’ troppo focoso, mi riferisco a Cellino. Ho avuto Giampaolo come allenatore per il quale sono super contento che sia rientrato ad allenare in A, dove merita di stare. Secondo me è un allenatore ed una persona eccezionale. Io lo metto sicuramente sul podio di quelli più bravi, sia in termini empatici che di conoscenze. Sono troppo contento che sia rientrato. Tra l’altro centrando una vittoria all’esordio”.
Come vedi la squadra quest’anno e l’alternanza fra Sherri e Scuffet?
“Penso che possa fare un anno buono, con una salvezza tranquilla. Nicola è un altro allenatore importante, io l’ho avuto come compagno e so che è una persona con la P maiuscola: il Cagliari è in ottime mani e gli auguro il meglio. Per l’alternanza in porta: nel calcio moderno anche il portiere è diventato un ruolo dove l’allenatore può anche alternare i giocatori vedendo chi è più in forma. Anche in squadre come la Juve si vede come ci siano due portieri titolari. Scuffet viene comunque da qualche stagione ottima a Cagliari quindi credo che probabilmente nella testa dell’allenatore ci siano due giocatori titolari”.
Parlavi della vittoria che Giampaolo ha centrato: era contro il Venezia e tu sei di Noale, ti è un po’ dispiaciuto?
“Sì beh abito in provincia di Venezia quindi per le squadre venete mi dispiace sempre un po’ quando perdono, ho un occhio di riguardo per tutte loro. Vedendo la partita di sabato, penso che per la squadra di Di Francesco anche il pareggio potesse stare stretto. Però come dicevo d’altra parte sono anche contento per il mister Giampaolo, tecnico molto preparato”.
A proposito di venete: il Vicenza è in piena lotta con il Padova per la vetta della C.
“Credo che questo momento sia figlio di campionati fatti precedentemente che hanno portato la squadra ad essere strutturata per avere oggi certi benefici. Sono convinto che sarà una lotta a due perché sia il Padova che il Vicenza sono squadre strutturate per vincere. La terza incomoda all’inizio poteva sembrare la Triestina, che oggi mi sembra fuori dai giochi. Sono sicuramente legato alla piazza di Vicenza, però io faccio il tifo per Mattia, che è al Padova (ride, n.d.r.)”.
Non potrebbe essere altrimenti. Andreoletti ha detto che fa parate che si vedono in Champions League: ti fa piacere?
“Sì, molto. Da padre, in 21 anni non mi ha mai dato una preoccupazione e so quanto ami questo sport. La mia speranza è che si diverta e che faccia il meglio possibile. Sta anche dando seguito all’ottimo campionato fatto l’anno scorso. Il suo rendimento è molto importante sia in termini di parate che di presenza in porta e non dimenticandoci che ha 21 anni e sta difendendo la porta di un club prestigioso, dove c’è sicuramente una pressione diversa rispetto all’anno scorso. Mi sembra che lui abbia una maturità ed una tranquillità tali da poter reggere bene questa pressione”.
Da portiere a portiere…
“Da papà e da ex portiere è difficile per me dare un giudizio su di lui che non sia o troppo di parte o troppo severo. Ma mi fanno sicuramente piacere le parole dette dal mister, che lo vede allenare tutta la settimana. La parata di domenica a Lecco è stata clamorosa. Gli auguro di continuare così, il campionato è lungo”.
Si parla di Monza e Lens che lo osservano.
“Rumors del genere fanno piacere, ora dipende tutto da lui, che deve pensare solamente a lavorare, crescere e continuare così, come sta facendo. Ma vi dico che il suo sogno è quello di contribuire a riportare il Padova. Posto che a parer mio sia per il Padova che per il Vicenza sia uno spreco assoluto vederle in C.
Gli consiglierai di prendere la 14 per l’assonanza con il cognome “in inglese”, come fu per te?
“(Ride, n.d.r.) L’avrebbe già voluta prendere quest’anno, ma era già occupata. Ora ha la numero uno, però da quello che mi dice lui credo che se ci fosse la possibilità la prenderebbe. E’ una cosa simpatica, di famiglia!”.