Si può dire o qualcuno si offende? Paulo Dybala è diventato una barzelletta, peccato che faccia piangere e non ridere. Avevo fatto i complimenti a Claudio Ranieri per la sua limpida conferenza stampa di presentazione, soprattutto quando aveva toccato il tasto relativo all’argentino. Parole semplici, dirette, efficaci: “Decido io, non ci sono problemi, è il primo discorso che ho affrontato, mica mi faccio condizionare”. Gli ho creduto e continuo a credergli. Ma fare entrare Dybala per tre minuti più recupero a Napoli, alla ricerca di una giocata in un millesimo di secondo o quasi con la squadra sotto di un gol, mi è sembrata una cosa buffa e orribile. E neanche degna dell’enorme blasone di Ranieri che avrebbe dovuto evitare una cosa del genere. La sua spiegazione onestamente mi è piaciuta ancora meno. Se Paulo ti serve e non può essere titolare per una serie di motivi, lo metti all’inizio del secondo tempo, a mezz’ora dalla fine, al massimo quando manca un quarto d’ora, ma non per tre minuti. Non ha un senso, anzi (peggio) è una decisione leggermente offensiva al punto che sarebbe stato meglio lasciarlo a casa. Gli infortuni hanno minato la carriera Dybala e non ci sono dubbi, ma la gestione deve essere lucida, un allenatore è lì per questo, altrimenti possiamo lasciare la pratica al massaggiatore o al magazziniere. La morale è semplice: la storia tra Paulo e la Roma, altro che Joya, è finita la scorsa estate quando hanno voluto venderci come una sua rinuncia lo stop alla trattativa per il trasferimento in Arabia. In realtà lui aveva detto sì, ma il “carrozzone” si è fermato nel momento in cui la Roma ha ritenuto non congrua, semplicemente misera, l’offerta per il cartellino. Sarebbe stato giusto spiegare senza arrampicarsi sui vetri. Meglio: sarebbe stato meglio chiuderla lì, a prescindere da come andranno i prossimi mesi (o le prossime settimane?) di Dybala nella Capitale prima di un addio che era stato scritto sui muri.
Un flash su Milan Skriniar: la fonte francese è autorevole, ma contiene una buonissima dose di fantasia sul fatto che il difensore centrale abbia raggiunto un accordo di massima con la Juventus, in attesa che i due club si mettano d’accordo. Falso. Non ci sono stati contatti e non sono previsti per ora dialoghi approfonditi con il Paris Saint-Germain. Possibile che il suo entourage lo abbia proposto, possibile che Skriniar veda di buon occhio il ritorno in Serie A, ma oggi – almeno oggi – siamo su un binario morto, la stessa situazione già raccontata diverse settimane fa. Per due motivi chiari che è possibile sintetizzare senza eccessivi giri di parole. Il primo: la Juve cerca uno specialista che abbia caratteristiche non troppo lontane da quelle di Bremer, tenendo conto che un altro Bremer in giro non c’è. E Skriniar non ha quel tipo di indentikit. Il secondo motivo, non meno importante del primo: Skriniar a gennaio e fino a giugno dovrebbe guadagnare circa cinque milioni netti; se il PSG concedesse il prestito, di sicuro non farebbe regali sullo stipendio perché sarebbe un suicidio in piena regola. Quindi, in Francia corrono e anche parecchio. Se gli scenari cambiassero, sarebbe una situazione da verificare più avanti. Non certo una pista calda di questi giorni, men che meno un accordo.