Max Verstappen cala il poker. Quarto mondiale consecutivo e quarto in carriera per il pilota olandese, padrone di un presente che ha saputo costruire con assoluta convinzione dei propri mezzi anche quando, quest’ultimi, sono scivolati in una fisiologica involuzione tecnica.
Ha vinto con i nervi e tra le polemiche, nel 2021, il suo primo campionato contro Lewis Hamilton, ha stravinto da autentico cannibale senza rivali nel 2022 e nel 2023, al volante di una Red Bull benedetta da una visione aerodinamica ed ingegneristica senza eguali.
Ha trionfato, quest’anno, mettendo in cascina più punti possibili nella prima parte di stagione, quando la sua RB20 continuava a fare oggettivamente un altro sport, ma anche amministrando e gestendo con lucidità inesplorata da quando, a ridosso del giro di boa, il castello di certezze costruite in Red Bull ha iniziato a sgretolarsi.
Sette gare e tre Sprint race conquistate nelle prime undici uscite, appena un Gran Premio, per quanto meraviglioso ad Interlagos, ed una Sprint portati a casa nelle successive undici.
Numeri alla mano due campionati all’interno della stessa stagione, vissuti con stati d’animo e prestazioni differenti, ma il risultato fondamentale è che ha vinto ancora una volta Verstappen, installandosi definitivamente nell’olimpo dei più grandi della Formula 1, con quattro corone in bacheca come Alain Prost e Sebastian Vettel. Più di lui, da oggi, solo Fangio a quota cinque ed Hamilton e Schumacher con sette titoli Mondiali.
Il tempo è dalla parte di Max, ventisette anni da qualche mese ma ancora, e di fatto, quel ragazzo nato e cresciuto con la pazza idea di voler diventare il più forte di tutti.
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