di Filippo Gherardi
Ed ora sì, possiamo dirlo: siamo nell’era del tennis italiano. La nostra nazionale porta a casa la seconda Coppa Davis di fila, la terza della sua storia, piegando con un netto ma non semplicissimo 2 a 0 la resistenza di un’Olanda, scesa in campo con i gradi dell’outsider ma anche la tenacia di chi non aveva nulla da perdere. Berrettini prima e Sinner poi, la trama è stata la stessa della semifinale contro l’Australia, quella necessaria per confermarci sul tetto del mondo.
Quattro giorni dopo la splendida vittoria delle ragazze nella King cup, e al termine di un anno in cui sono arrivati 2 Slam maschili, altrettante finali in quelli femminili, una medaglia d’oro ed una di bronza alle Olimpiadi ed un bottino complessivo, tra singolari, doppi, uomini, donne e nazionali di ben 24 trofei. Con l’impresa dei ragazzi di Volandri, nella torcida di Malaga, si chiudono i dodici mesi migliori del tennis italiano, semplicemente perché questo è il miglior tennis che il nostro paese abbia mai prodotto.
Jannik Sinner, ovviamente, copertina, arte e delizia di un’idea di sport che esula da qualsiasi logica comprensione. Tuttavia, al fianco, più che alle spalle, del numero uno al mondo c’è una voglia e una fame di tennis che ha saputo restituire il miglior Berrettini, che potrà consacrare la classe di Musetti, che ha permesso a Jasmine Paolini di trasformarsi, da sola e in doppio con Sara Errani, in un meraviglioso miracolo italiano, e a tanti altri, da Sonego a Darderi e fino alla coppia Bolelli Vavassori, di diventare protagonisti di questa storia inaspettata e clamorosa. A Malaga ha vinto, di nuovo, il tennis italiano. Quella coppa l’hanno sollevata tutti, insieme e con le spalle larghe.
Come tanti della mia generazione sono nato con l’esplosività di Becker, la classe di Edberg e i miti del tennis statunitense. Agassi, Sampras e tutti gli altri. Sono cresciuto tifando Federer, spiando Nadal dalle tribune del Foro e infine ammirando Djokovic. Oggi siamo noi i più forti del mondo, non sappiamo ancora per quanto, ma finché sarà così varrà la pena viverne ogni istante.
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