Risveglio complicato, quello dell’Italia. Amaro, quasi frustrante. Perdere in casa davanti a 70mila persone, dopo un filotto di 5 gare da imbattuta e con il solo imperativo di non perdere con più di un gol di scarto. Invece gli Azzurri escono sconfitti da San Siro, contro la solita Francia di Deschamps: compatta, solida, a tratti cinica, che ha affondato gli artigli in un’Italia fin troppo morbida, lontana dalla versione vista nel doppio confronto con il Belgio.
L’1-3 di Milano restituisce un verdetto aspro: 2° posto e quarti di finale di Nations League con Spagna, Germania o Portogallo, alternative che si restringeranno solo con il sorteggio di venerdì. È mancato tanto all’Italia. Lucidità nelle letture, fluidità in costruzione, brillantezza nell’ultimo terzo. Come ha detto al termine Cambiaso, l’unico azzurro in gol, davanti c’era pur sempre la Francia. Una Francia che magari non esprime il calcio più entusiasmante d’Europa, ma che mantiene costantemente un livello tecnico soffocante. Insomma, ormai Deschamps lo conosciamo.
Da giugno a oggi – comunque – non vanno dimenticati i grandi passi avanti fatti finora. Non siamo l’Italia degli Europei, ma decisamente di più: ed è passata solo una manciata di mesi. E questo aspetto non si può sottostimare. La Nazionale è un cantiere, ancora di più se la rivoluzione è ed è stata profonda dopo la débacle estiva. Ci si aspettava di più per tanti motivi, è ragionevole. Ma la strada per quanto ancora lunga e tortuosa, almeno in parte, è già tracciata.