Editoriale Calcio

Make Napoli great again: Conte fa il Napoli alla Trump come la sua Juventus

Dedicato a chi favoleggiava di un Napoli che correva per piazzarsi, quasi decoubertiniano, e che no no no non aveva alcuna pressione scudetto. Dopo due mesi di ebollizione a fuoco lento stando tra i ranghi – ma del resto il Napoli vinceva con il minimo sforzo, e allora che necessità c’era di alterarsi – ecco che alla seconda mancata vittoria consecutiva Antonio Conte si è fatto detonare secondo suo stile. Stava accumulando da quando aveva sentito che la vittoria del Napoli a Empoli si doveva a un rigorino; aveva abbozzato contro il Lecce; non avrebbe certo potuto andare sopra le righe dopo l’Atalanta perché il risultato troppo netto rendeva ridicola ogni sfuriata; ed ecco allora l’occasione perfetta: il post-match dopo il big-match contro la rivale al momento più accreditata, con la sua ex squadra e il management politicamente più strutturato, con cui certo non si era lasciato in grazia di Dio.

Poco importa se l’uscita è stata a dir poco pretestuosa: a fronte di un rigore non clamoroso ma nemmeno scandaloso, e anzi con il Napoli che ringrazia per quello non concesso per mani di Oliveira. Ma soprattutto, un rigore sbagliato che non ha inciso nulla sul risultato, è bene ricordarlo.

Dunque l’occasione perfetta per fare casino a livello arbitrale e apparire come danneggiati anche se la realtà è opposta, cosicché il Napoli adesso possa passare all’incasso di qualche svista nelle prossime, essendosi dipinto ora come in debito (e senza che gli sia costato niente).

Pensate alla serenità del povero arbitro che adesso sarà chiamato ad arbitrare il prossimo Napoli-Roma al Maradona, qualora si trovi di fronte a situazioni dubbie…

E’ il metodo Conte in libertà, quello che Antonio vorrebbe sempre per la sua squadra. Primo perché il Napoli punta allo scudetto. Secondo perché Conte vuole che l’implacabilità del suo gioco sia applicata anche nella comunicazione, nella politica, nell’approccio. Non si molla niente.

Un’aggressività politica che Conte da sempre pretende dalle sue componenti nella lotta scudetto, una famelicità alla Trump che non prevede prigionieri e prevede uno scontro con l’elmetto, per ottenere tutto quello che c’è e che non c’è. Figuriamoci se Conte non punti allo scudetto. Chi sostiene il contrario semplicemente non lo conosce e non sa di cosa parla.

E con questo, Antonio ha ottenuto dal giorno 0 l’appoggio incondizionato del suo presidente, sotto ogni strategia. Del resto De Laurentiis ha giustamente tutto da guadagnare dopo un investimento imponente sul mercato e sull’allenatore, lui che poi ha vissuto sulla sua pelle il sentirsi la politica contro. Se poi verrà un altro anno, con lo scudetto sul petto, e Conte chiederà ancora maggiori investimenti per puntare all’Europa – come di solito succede dopo aver vinto il primo titolo – allora là le intenzioni potrebbero divergere.

Ma fino ad allora Conte avrà presidente e società al suo servizio verso l’obiettivo finale, tanto più che il suo approccio calza perfettamente alla battaglia di politica sportiva di De Laurentiis, alleato di Lotito nella maggioranza di Lega.

E’ la situazione perfetta per Conte: il Napoli è la nuova Juventus, quella sua 2011-13. Quella dei suoi primi 2 anni (non il terzo) in cui Agnelli & co. assecondarono e supportarono ogni sua esplosione mediatica e scontro con l’elmetto, prima che gli interessi di allenatore e società si divaricassero al terzo anno. Quella situazione che non ha trovato al Chelsea, dove la società è sempre stata più distante; al Tottenham, un ambiente troppo lontano dalla mentalità vincente; e soprattutto all’Inter, dove si aspettava la dirigenza si unisse alla sua voce quando lui la alzava, impegnato a a tirare giù le ultime vestigia dell’impero agnelliano, e invece fu lasciato colpevolmente solo complice il fattore Covid, e capì che doveva adeguarsi malvolentieri per poi lasciare da vincente non appena possibile.

Make Napoli great again: non ci sarà nessun centimetro che Conte lascerà intentato all’attacco, sul campo e davanti ai microfoni. Questo scudetto s’ha da vincere.

Tancredi Palmeri

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