La parabola di crescita di Tijjani Reijnders sta assumendo la traiettoria che – più o meno – ci si aspettava quando ha lasciato l’AZ da leader e pedina imprescindibile atterrando a Milano per giocare nel Milan. Il talento brillante, la capacità di leggere il gioco in anticipo e con astuzia, l’eleganza delle scelte: tutte caratteristiche che in Serie A, nella primissima stagione, si sono viste forse non con la costanza che si attendeva.
L’olandesissimo 4-2-1-3 di Pascal Jensen sembrava costruito sulle peculiarità di Reijnders, utile in impostazione, nel difendere in avanti e prezioso nel trovare e aprire varchi tra le linee. Ragionevole che il passaggio dall’Eredivisie alla Serie A non sarebbe stato semplice. Un ambientamento reso più ruvido anche dal suo inserimento nel centrocampo di Pioli. Un po’ da mezz’ala che aggrediva le seconde palle, un po’ da vertice basso per sfruttarne la brillantezza in costruzione.
Il suo talento è rimasto imbrigliato in un Milan confuso e tatticamente sfiorito. Eppure, nella scorsa stagione è stato ugualmente uno dei più positivi. Oggi il salto di qualità è ancora più evidente, supportato dai dati: 93,3% di passaggi riusciti, oltre un passaggio chiave a partita e, ancora, 4 gol e 2 assist: stesse reti dello scorso anno e metà degli assist complessivi. Considerando che siamo solo a un terzo appena di stagione, i numeri assumono un perimetro ancora più confortante. Oggi Reijnders è una delle poche luci che brillano in un Milan finora troppo intermittente.
Gioele Anelli