Italia, crisi e talento: da Camarda a Savona, c’è ancora speranza

I 50 anni di Alex Del Piero giungono come uno schiaffo che riporta alla realtà, con i piedi per terra, dopo una lunga notte a navigare nel mondo dei sogni. Il tempo non si ferma, a volte sembra davvero correre al passo di un centometrista. E per quanto il ricordo dell’ex capitano della Juve sia ancora molto presente nella mente dei tifosi bianconeri e più in generale di tutti gli amanti del calcio, di ricordi si tratta. La realtà oggi è un’altra e tra una ventina d’anni (forse meno) sarà più difficile da nascondere. Nel nostro calcio non solo non ci sono più bandiere, ma neanche fuoriclasse per cui il mondo ci ammira. Così, mentre il 10 più 10 della storia recente della Signora soffia le candeline, un solo desiderio da esprimere: speriamo che rinasca presto qualche Del Piero, Maldini, Totti, Pirlo o Buffon.
Si vive di sola speranza? No. Qualcosa di buono può esserci ancora, seppure in netta carenza di offerta. Camarda al Milan non è una luce che può brillare solo in maglia rossonera, ma anche in azzurro. Dove la prima chiamata per Savona, che è cresciuto alla Juve fin da quando aveva 8 anni, è un manifesto di giustizia per chi ha ragione a crederci in un mondo troppo spesso rovinato da corsie preferenziali davvero vergognose, oltre che inutili. Anche perché, sempre più spesso, l’effetto è contrario dalla direzione più corretta. Di Maldini, per esempio, il calcio italiano se ne sta accorgendo solo adesso, dopo averlo trattato – sbagliando – solo come il figlio d’arte raccomandato. Tutta la Serie A deve dare più spazio ai talenti di casa nostra: come Prati al Cagliari, Esposito all’Empoli, Ruggeri all’Atalanta.
Come i giovani, nel momento di crisi personale o di squadra, vanno protetti e non scaricati: come sta facendo Gilardino al Genoa con Miretti, mentre Fabbian e Baldanzi faticano a isolarsi dalla stagione altalenante di Bologna e Roma. La Juve ha provato a replicare il modello Del Piero con Yildiz, dando fiducia al ragazzo che ha accolto in Primavera grazie a una bella intuizione. Ma bravo Thiago Motta per come lo sta gestendo: è uno come gli altri, senza alcun privilegio o diritto in più da reclamare per quel 10 sulla schiena. Qualche traccia di meritocrazia e di puro cambiamento nel nostro calcio c’è già, ma non è ancora chiaro se per convinzione o solo per necessità. Tra qualche anno vedremo se il talento sarà stato valorizzato davvero o usato esclusivamente per affrontare il mare grosso in piena crisi.
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