Ivan Juric ha il potere di raccontare fischi per fiaschi, come se i telespettatori fossero degli emeriti ignoranti. Lui ha ammirato una grande Roma contro la Dinamo Kiev, ha visto una Roma di spaventosa intensità a Verona, se dipendesse da Ivan la squadra avrebbe già conquistato lo scudetto 2025-2026 e ipotecato la Champions. Continuo a ritenere Juric il meno colpevole perché lo hanno trascinato in una situazione non sua, lui ovviamente ha accettato tuffandosi senza capire o vedere se ci fosse l’acqua sotto, si sarebbe buttato nel fuoco pur di allenare la Roma e si può anche capire. Ma il resto è inquietante con una navigazione a vista (a voler essere troppo buoni) come minimo imbarazzante. Inutile tornare sulla proprietà e sull’assenza dei Friedkin senza soluzione di continuità, se a loro va bene così sono i padroni e possono fare ciò che gli pare. Ovviamente il tifoso si augura che finisca presto, semplicemente perché io non posso essere contento se svuoto il bancomat, spendo un sacco di soldi e raccolgo meno delle briciole.
Il calcio è istinto, ricchezza ma soprattutto competenza. Meglio un Fabiani che 100 Ghisolfi, semplicemente perché quando si costruisce una squadra devi capirne molto più di qualcosa – si chiamano idee – e non basta avere la carica di direttore sportivo per pensare di poterlo essere. Ghisolfi si è presentato con un assegnuccio poco distante dai 25 milioni (non suo, altrimenti ci avrebbe pensato centinaia di volte) per regalare al suo allenatore un fantasmagorico Le Fee. Invece, Ghisolfi avrebbe dovuto studiare la geografia e soprattutto la storia. E la storia può essere archiviata quando capisci che c’è molta gente a fine ciclo, bastano tre nomi: Mancini, Pellegrini e Cristante. Esattamente come ha pensato la Lazio negli anni, incassando in qualche caso bei soldi, con Milinkovic-Savic, Luis Alberto, Felipe Anderson e Immobile. Gli equivoci dell’ultimo Tare sono distanti anni luce. Poi c’è la vicenda Zalewski abbastanza (eufemismo) inquietante: prima a un passo dal Galatasaray, quindi fuori rosa perché non rinnova il contratto, all’improvviso dentro perché a Juric serve con i risultati che conosciamo (lo strafalcione in occasione del primo gol del Verona neanche in Serie D, con tutto il rispetto). Ho sempre pensato che chi investe merita rispetto, ma non basta se manca il resto, se non esiste un minimo di gestione, se la comunicazione è inesistente. La Roma ha bruciato De Rossi ed è già stufa di Juric: quando inciampi su due gradini senza metterci attenzione, rischi di farti tutte le scale. La Lazio ha scelto Baroni, gli ha costruito una squadra su misura e nel rispetto degli idee, gli ha chiesto di modellare la stoffa, puntando sulla competenza di un allenatore bravo e figlio della gavetta. Senza scaraventare i soldi della finestra, ecco perché meglio un Fabiani piuttosto che 100 Ghisolfi.
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