Nessun complotto a danno del presidente della Figc, il fascicolo contro di lui è stato aperto a Roma su indicazione del procuratore Melillo
Roma, 6 nov. (Adnkronos)
L’inchiesta su Gabriele Gravina, già presidente della Lega Pro, è stata trasmessa a Roma direttamente dal procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo. “Un’azione che certifica che l’indagine esplorativa del Gruppo Sos della Direzione nazionale antimafia, all’epoca guidata dal luogotenente della Guardia di finanza Pasquale Striano, finito sotto inchiesta a Perugia insieme all’ex pm Antonio Laudati (nel frattempo andato in pensione), non era un’attività di dossieraggio”, ricostruisce La Verità. Tant’è, viene spiegato nell’articolo pubblicato oggi, “che la Procura di Roma ha subito aperto un fascicolo che ha prodotto una recente richiesta di sequestro preventivo da 140.000 euro che ha diviso i giudici. Il gip, infatti, non l’ha accolta e la Procura ha fatto ricorso al Riesame. Proprio al Riesame è stato depositato un approfondimento delegato dal pm di Piazzale Clodio Maria Sabina Calabretta al Nucleo di Polizia valutaria della Guardia di finanza che si è concentrato ‘sulle modalità con le quali Gravina avrebbe più volte simulato la vendita di una collezione di libri antichi di sua proprietà facendo ricorso a contratti d’opzione a titolo oneroso, per giustificare formalmente la retrocessione di parte della somme pagate annualmente dalla Lega Pro in favore della Igs Ltd'”. Ricostruzione che conferma le scoperte della Verità e “che smonta l’ipotesi del complotto ventilata da Gravina”.
“Il contratto al centro dell’attività investigativa – si legge sul quotidiano – è stato firmato il 16 ottobre 2018, coincidenza, un giorno prima delle dimissioni di Gravina. E ci sarebbero delle ‘somme’, secondo la Guardia di Finanza, che ‘sarebbero retrocesse a Gravina quale utilità garantita a fronte del patto corruttivo’. Si tratta di un accordo quinquennale (scadenza al 30 giugno 2023) per un corrispettivo di 250.000 euro per ogni stagione sportiva, ovvero 1.250.000 euro per le cinque stagioni. E i risconti, proprio come aveva svelato la Verità, gli investigatori li avrebbero cercati nel carteggio tra la vicesegretaria della Lega Pro Chiara Faggi e Caterina Cameli della Isg (nominativo che compare tra quelli ricercati da Striano nelle banche dati)”.
La Isg, secondo la ricostruzione dei finanzieri, “avrebbe ‘corrisposto a Gravina le somme promesse attraverso un contratto di consulenza con una società londinese, la Ginko, che aveva opzionato una collezione di libri storici posseduti da Gravina e valutati 1 milione di euro'”. La Verità ricostruisce quindi i movimenti bancari: gli inquirenti “si sono concentrati su sette bonifici ricevuti dal manager da due diverse società straniere per un totale pari a 320.000 euro”.
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