A volte, scontrarsi con un proprio “pari” induce alla cosiddetta fancy play syndrome, cioè la tendenza a fare giocate “creative” anziché scegliere una condotta più lineare e, spesso, più redditizia.
Questa espressione è stata coniata per la prima volta da Mike Caro, giocatore ma soprattutto grande teorico del poker e autore di importanti libri sul gioco. Caro si riferisce ad azioni che si basano su un livello di pensiero più elevato di quello che l’avversario è in grado di raggiungere.
Contro giocatori inesperti che si fermano al livello 1 di ragionamento, ovvero le carte che hanno in mano e come queste si combinano con il board, la fancy play syndrome è del tutto controproducente. Meglio adottare un gioco semplice di bet/raise quando si ha punto e di check/fold in caso di debolezza.
Quando invece la sfida è tra giocatori di alto livello, l’ “io so che tu sai che io so…” diventa molto importante. Tuttavia, la sindrome della giocata creativa può fare qualche brutto scherzo anche ai professionisti.
La situazione che proponiamo riguarda due top player, due regular degli eventi High/Super High Roller internazionali.
Il primo è Adrian Mateos. Lo spagnolo è uno dei professionisti più forti e vincenti in circolazione. Sin dal suo esordio nelle competizioni live, Mateos ha subito fatto vedere di che pasta è fatto il suo gioco. Nel 2013 ha firmato il suo primo assegno importante, vincendo il Main Event dell’Estrellas Poker Tour di Madrid.
Nell’ottobre dello stesso anno si è infilato al polso addirittura il braccialetto del Main Event WSOPE (Parigi). Nel 2015 ha vinto l’EPT di Montecarlo. A quel risultato, Mateos ha fatto seguire due braccialetti WSOP, nel 2016 con il $1.500 NLH e nel 2017 col $10k Heads-Up Championship. Il 2018 è stato l’anno del quarto posto nel PCA Main Event e della svolta verso i tornei ad alto/altissimo buy-in che gli hanno consegnato finora 8 premi a sette cifre. Tra questi, le vittorie nel SHR $250k delle WSOP 2021 (terzo braccialetto) e nel SHR EPT Montecarlo edizione 2022.