Seguo la carriera di Antonio Conte con il cuore di tifoso e con la testa da giornalista da quasi gli albori della sua parabola da allenatore: mi sono perso l’inizio ad Arezzo, ma c’ero dalla prima partita in cui raccolse il Bari a gennaio 2008, gli pronosticai a fine anno la promozione la stagione dopo, gli predissi una carriera luminosa, e scommisi sul suo scudetto immediato alla Juventus alla firma del primo contratto, e poi a inizio di ogni stagione. Credevo in lui in Nazionale ma andò oltre le mie speranze, predissi il suo scudetto alla prima botta con il Chelsea e idem il secondo anno con l’Inter. Mi ha deluso solo al secondo anno col Tottenham, ma è stata una annata con troppi condizionamenti extra campo per ritenerla rappresentativa. E forse adesso per la prima volta mi smentirà, perché l’ho pronosticato secondo con il Napoli ma forse Antonio è già oltre e farà subito scudetto.
Ma avendolo osservato da vicino da sempre, posso affermare che non avevo mai visto una squadra di Conte giocare così male. Anzi mi correggo: essere così brutta. Perché giocare male vuol dire non fare quello che si vuole. E invece Conte il suo Napoli lo vuole esattamente così: brutto, almeno per il momento.
Dopo la debacle di Verona ha capito che le fragilità mentali della squadra erano pesanti. In conferenza stampa, al di là delle parole clamorose sul vergognarsi, mi disse una frase chiave: “Non è possibile perdersi così alla prima difficoltà”. Era il punto principale, al di là delle tattiche e del mercato.
Per cui Conte ha realizzato che doveva proteggere le tante debolezze del Napoli, e nel frattempo farlo crescere. Non subire, e aggiungere poco a poco: soprattutto punti, e poi la fiducia che porta il gioco. E’ quello che sta accadendo: concedere nulla, e rendersi vincenti. Badate, il Napoli ha subito 5 gol: ma 4 nella prime due partite e mezza, e solo 1 nelle restanti 7 partite e mezza!
Il Napoli è brutto per scelta, e forse è stata una genialata di Conte. Nella sua storia ricordo solo un altro momento in cui una sua squadra giocasse così male (di nuovo: brutto, non male): quando nel 2021 dopo aver distrutto il Milan nel derby scudetto dopo il sorpasso, andò a fare un filotto di altre 7 vittorie fino allo scudetto. Dice: ma come, brutto quando va a vincere lo scudetto?! Esatto, il gioco ce l’aveva già, gli interessava solo condurre la nave in porto senza rischiare nulla, e questo fece.
Stavolta la situazione è diversa, l’esigenza è corazzarsi mentre si cresce, il gioco bello di Conte non c’è ancora, ma il risultato è comunque rischiare nulla e prendere tutto. Perché Conte è un vero stratega.
Quello che invece non sta succedendo alla Juventus, dove onestamente mi sta deludendo parecchio Thiago Motta dopo un inizio fiducioso. Delusione che mi brucia parecchio, perché a proposito di pronostici avevo designato la Juventus campione d’Italia a inizio anno, e si dà il caso che nei precedenti 24 anni abbia azzeccato il pronostico scudetto 21 volte. Ma anche se siamo solo alla decima giornata, la Juventus si sta avvicinando alla zona rossa: il ritardo è -7, e nella storia nessuno ha mai recuperato un ritardo di più di 11 punti. L’infortunio di Bremer è sicuramente una attenuante importante, ma non è sufficiente a giustificare l’involuzione totale del gioco offensivo.
La Juventus gioca male, lei sì, e non per scelta di contingenza dell’allenatore. Sembra essersi infognata in un vorrei ma non posso, e la mancanza di personalità sembra essere il peccato maggiore. Servirebbe un punto di riferimento in campo a cui aggrapparsi proprio psicologicamente. Spesso capita che sia con il giocatore più costoso. Ma ce lo vedete Vlahovic caricarsi la squadra sulle spalle, quando sbaglia gol da farsi cadere le braccia?
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