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Calcio

Mancini-Arabia Saudita: tutto come da copione e i nomi per il post. Leao-Fonseca: il piano d’azione del Milan per creare un rapporto che non c’è. Più forti delle ombre catalane di Mendes

In apertura un atto dovuto, che va a completare il discorso che avevamo introdotto la scorsa settimana su Roberto Mancini e la sua esperienza ormai giunta all’epilogo, sulla panchina dell’Arabia Saudita. Nelle ultime ore è arrivata anche la comunicazione ufficiale della risoluzione consensuale tra le parti, mettendo fine ad un’agonia tecnica che non aveva avuto il minimo senso di esistere sin dalla genesi. Si apre la ricerca del sostituto, tra la soluzione interna che avevamo anticipato (Saleh Al Mohammadi) e quelle esotiche come Hervè Renard e l’ex Ct del Brasile Tite. Di certo, l’interregno Mancini è giunto al suo triste ultimo capitolo.

In attesa di comprendere ciò che accadrà della prossima sfida di campionato contro il Bologna, il Milan è chiamato a risolvere un caso spinoso che coinvolge il suo allenatore ed uno dei calciatori più rappresentativi. Ci sono un punto di partenza acclarato, ed un punto di arrivo concordato come obiettivo, nella storia tra Rafa Leao e Paulo Fonseca. Lo start arriva dal rapporto attuale tra i due protagonisti, che nonostante la condivisione della nazionalità e al di là delle parole di stima e fiducia che mezzo stampa si sono vicendevolmente scambiati è inesistente.
La sinergia non si è creata in maniera naturale in estate, nei primi confronti tra le parti, e non è chiaramente decollata con le evoluzioni di inizio stagione che hanno al contrario acuito episodi di tensione che hanno avuto diversi apici, dal cooling break alle recenti dichiarazioni durante la sosta per le Nazionali che hanno aggiunto un carico da undici all’interno di un contesto già stressante di per sé.
Al di là delle opinioni, attraverso cui ognuno è lecitamente libero di crearsi un proprio punto di vista, bisogna arrivare alla cronaca dei fatti recenti che ha in programma di avvicinare il punto di partenza a quello di arrivo: ovvero il bene del Milan. Nelle ore successive alla gara contro il Bruges ed alle polemiche che ne sono conseguite, i vertici dirigenziali del Milan hanno avuto un confronto con l’entourage dell’attaccante, al termine del quale si è concordato un piano d’azione atto al recupero della risorsa tecnica più importante di cui i rossoneri possano disporre.


La premessa del confronto non ha chiaramente riguardato aspetti tecnici né tantomeno tattici. Non si è parlato delle più che lecite richieste di sacrificio in fase difensivo da parte dell’allenatore, né della scarsa propensione naturale di Leao ad ottemperare a quel tipo di compito. Tutt’altro.
Il punto di partenza del dialogo ha riguardato i programmi dell’una e dell’altra parte: momento chiave nel quale da un versante il club rossonero ha confermato la totale fiducia nei confronti di Leao oltre alla volontà di tenerselo stretto anche a lunga gittata; e dall’altro chi rappresenta l’attaccante ha sposato il programma della società, specificando come un addio al Milan non sia nei suoi programmi. Tutt’altro.
Dalla condivisione de fine ultimo ha preso il via il piano d’azione che le due parti hanno condiviso, confermando lo stato di feeling e dialogo preesistente. Entrando nel merito, la società ha preso coscienza della necessità di intervento dell’intero triumvirato composto da Ibrahimovic, Furlani e Moncada. Le parti in causa si stanno di conseguenza adoperando in prima persona per iniziare a costruire dalle basi un indispensabile rapporto tra allenatore e giocatore. Aspetto in controtendenza con le scelte di inizio stagione, che erano state invece quelle di lasciare ai due protagonisti la gestione del loro filo diretto. Si lavorerà in maniera congiunta e con il supporto attivo della società, per evitare campagne mediatiche avverse e destabilizzanti nei confronti del giocatore. Da parte sua, Leao ha deciso di sposare in toto la linea del silenzio e del sudore: minore utilizzo dei social network, aumento del lavoro specifico ed individuale oltre a quello già svolto insieme al gruppo squadra, e nessuna intenzione di cavalcare le sirene e le ipotesi di un addio realisticamente difficile da prendere in considerazione, soprattutto nell’immediato.

Specifica doverosa, quest’ultima, perchè un superagente, che nella gestione di Leao non ha voce in capitolo, sta cercando di tessere la sua trama. Si tratta di Jorge Mendes, che con l’obiettivo di rientrare nella sfera di influenza del portoghese sta cercando di costruire un dialogo con club potenzialmente interessati, Barcellona su tutti. Nessuno spiraglio dal fronte rossonero in tal senso: in primis perchè gli approcci estivi che Furlani ebbe modo di incenerire in prima persona, avevano paventato l’inserimento di contropartite tecniche che il Milan non prende in considerazione. E poi per l’oggettiva impossibilità economica dei catalani nel poter fronteggiare un investimento di questo calibro, oltre all’aspetto di partenza: la promessa di fedeltà reciproca che il Milan e Leao si sono rinnovati. Per aspera ad astra, dal punto più basso alle prospettive di rinascita. Il Milan vuole recuperare il suo patrimonio tecnico più importante, e Leao ne ha preso piena consapevolezza.

Gianluigi Longari

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