Khvicha Kvaratskhelia non è un problema nato all’improvviso, ma una storia scandita da mesi. Ha un contratto in scadenza il 30 giugno 2027, questo lo sanno anche i bambini. Ma gli stessi bambini sanno che il ragazzo, grande professionista, non ha dimenticato il trattamento di “secondo piano” dopo lo scudetto conquistato con Spalletti in panchina. Il suo procuratore aveva parcheggiato a Napoli per diverse settimane, aspettava un normale e legittimo aumento dopo essere stato un grande protagonista dell’Impresa. Non l’unico protagonista, ma di sicuro uno dei primi tre. Il parcheggio del procuratore non aveva portato a risultati, gli emolumenti sono rimasti a circa 1,5 milioni a stagione, sinceramente pochi rispetto a quello che avrebbe meritato. Ora, nella vita si possono fare scelte di ogni tipo e vanno rispettate. Il Napoli ha preferito concentrarsi su Osimhen, gli ha dato il sole e la luna, mettendo in un cantuccio il fenomenale georgiano. Ora la situazione è semplice: come vi ho raccontato qualche settimana fa, la richiesta è di almeno otto milioni a stagione, non si tratta di un risentimento o di un braccio di ferro. Piuttosto di una linea logica, chiara e coerente di chi ritiene di essere stato trascurato quando il sole splendeva in fronte. Kvara può fare lo sconto? Non lo so, ma di sicuro è una questione di principio. De Laurentiis dice che se Kvara dovesse andar via se ne farebbe una ragione, evidentemente si tratta di una partita di andata e ritorno. Logico questo ragionamento: se guadagni circa 1,5 milioni a stagione, non ti hanno dato un aumento strameritato, qualcuno ti offre sei-sette volte in più, normale essere in una fase di stand-by. Sarà banale, ma per me è vitale: comunque vada, è giusto non alimentare polemiche. Il Napoli sta vivendo una stagione importante, ha spazzato via streghe e malumori, si è completamente affidato alle virtù di Antonio Conte. Quindi, cari amici, riunitevi attorno a un tavolo e cercate di risolvere, ma comunque vada pensate al magico presente che ha cancellato il terribile passato. Di casini ce ne sono stati già tanti: provate a capirvi. In caso contrario abolite la minima forma di rancore. Questa stagione può andare bene fino in fondo, di sicuro non ci sarebbe migliore notizia per un tifoso medio del Napoli.
La vicenda arbitrale non è risolvibile e cerco di spiegare in poche righe. Se, giornata dopo giornata, le stesse azioni vengono valutate agli antipodi rispetto all’uniformità di giudizio, non abbiamo scampo. Il problema è che te lo spiegano a modo loro, mandando il pallone dall’altra parte del campo pur di prendere tempo. Il designatore Rocchi ha sottolineato che la mancata sanzione nei riguardi di Douglas Luiz non è un errore al 100 per cento, che il giallo sarebbe stato giusto e che se Sacchi avesse sventolato il rosso non si sarebbe scandalizzato. Come avete intuito, ha detto tre cose opposte nel giro di pochi secondi – testa, croce o nulla – aggiungendo confusione a confusione. Sarebbe bastato chiedergli “può sceglierne una?”, forse avremmo avuto una risposta. Troppi arbitri scarsi sono ancora operativi, se sbagliano clamorosamente li mandano al Var (Di Bello) o in Serie B, così non andremo da nessuna parte. Serve una svolta che tagli le radici: dal vertice federale all’ultima ruota del carro. Altrimenti, tra due mesi o un anno parleremo delle stesse cose, inutilmente.