Vi dovrei parlare di calcio. Sapete cosa c’è? Oggi vi parlo di altro. Poche righe. Non ho voglia di parlare di calcio perché questo mondo è marcio, ipocrita e ha raggiunto un punto di non ritorno. Ci riempiamo la bocca con gli slogan politici “il calcio è dei tifosi”. La verità, qualcuno deve dirlo una volta per tutte, è che il calcio è di tutti tranne che dei tifosi. Dai prezzi assurdi a stadi fatiscenti. Il più delle volte i tifosi vengono trattati come bestie. Mucche da mungere. Stanno ammazzando la passione e lo capiamo anche da questo: vi sembra normale che la Federazione Italiana Gioco Calcio non si sia degnata di sprecare un minuto, in tutti gli stadi italiani, per ricordare tre ragazzini che erano andati a vedere una partita di serie C a Potenza e hanno trovato la morte a 13, 17 e 21 anni. Parliamo di poco più che bambini che si facevano una trasferta per amore e passione del Foggia. Indegni! Se volete querelatemi pure ma lo ripetiamo a titoli cubitali. Dovete provare vergogna. Ne parlavo, in tv, proprio alcune sere fa. Ormai facciamo il minuto di silenzio senza sapere neanche chi commemoriamo. Ne abbiamo perso il valore. La gente allo stadio si chiede col vicino “chi è morto?”. Il minuto di silenzio deve essere sacro. Uno, due, al massimo tre volte in un anno. Invece noi iniziamo le partite quasi sempre con il minuto di raccoglimento. Ne abbiamo fatto un abuso senza senso. Vedete se all’Estero ci sono cosi tanti minuti di silenzio. Mai. I morti vanno tutti rispettati e lo facciamo ma devono avere un senso con il calcio. Per Schillaci era un atto dovuto. In serie D chi faceva il turno infrasettimanale ne ha fatti addirittura due perché si sono dimenticati di comunicare a chi lo aveva osservato di mercoledì che alla domenica non andava rifatto. Abbiamo iniziato le partite con un minuto di silenzio per vittime sul lavoro, due settimane fa il Coni ha indetto il minuto per ricordare l’85enne Presidente della Federazione di Golf Chimenti e questo week end nessuno ha ricordato per un maledetto minuto tre ragazzini che sono morti per il calcio, con il calcio nel sangue e che si facevano i chilometri solo per la propria squadra del cuore? Siamo un Paese imbarazzante, ci gestiscono gli incapaci che pensano solo a fare politica e soldi. Non voglio fare il bacchettone perché non lo sono ma l’Italia doveva ricordare questi giovani. Non solo la Puglia (a Foggia è stato da brividi) o solo De Zerbi che ha lasciato il cuore a Foggia. Ma chi ci governa un cuore non ce l’ha. Un abbraccio alle famiglie. Questo dolore non lo supererete mai. Un abbraccio a tutta la piazza di Foggia. Scusate se ho scritto queste righe ma sicuramente il tempo di lettura è stato superiore al minuto ma qualcuno, a Roma, ha dimenticato il foglio su una scrivania della Federazione. La mail non è mai partita e il ricordo non c’è mai stato.