Paul Pogba è stato un grande giocatore della Juventus. È stato: passato. La sua ultima rete con la maglia bianconera risale alla stagione 2015-16, in un 4-0 imposto allo Stadium al Palermo. In quella stessa stagione, Federico Gatti (che ha indossato la fascia di capitano nelle prime gare di quest’anno) giocava nel Pavarolo in Eccellenza; Cambiaso (che ha guidato con orgoglio i compagni per la prima volta contro la Lazio) era ancora al settore giovanile del Genoa che – in prima battuta, qualche estate dopo – non lo ritenne pronto per fare il salto in prima squadra, costringendolo a ripartire dalla Serie D; e Giuntoli, che si è guadagnato sul campo la possibilità di essere il direttore tecnico della Juventus, era alla sua prima stagione al Napoli da dirigente emergente perché l’anno prima aveva portato in A il Carpi.
Di ricordi si vive, per carità. A volte servono anche quelli per darsi una spinta ad andare avanti: mentre quelli però – i ricordi – si allontanano irrimediabilmente. Il popolo bianconero non ha dimenticato cos’è stato Pogba e non lo dimenticherà mai: nell’estate del 2022 il club si era aggrappato proprio a quei ricordi per evitare – invano – il crollo dopo tanti anni di vittorie. Come oggi, forte di una riduzione della squalifica che gli consentirà di tornare in campo da marzo, il francese vorrebbe stringersi forte alla Juventus per riavvicinare quei bei ricordi lontani. La verità scottante è che la Juve e Pogba sono ormai due cose tanto diverse da ciò che sono state: unite dai ricordi e slegate dalla realtà, tanto che il giocatore ha voluto corteggiarla da lontano come se fosse stata la donna più bella e affascinante della sua vita. In una vita però lontana.
Forse bisogna accettare dall’una e dall’altra parte che ci si era riavvicinati con la speranza che tutto potesse ripartire dall’estate del 2016, quando Pogba lasciò la Juventus per un affare record (da oltre 100 milioni) pur trattenendo un pezzo di cuore a Torino, in un legame così forte che i tifosi bianconeri non sono rimasti indifferenti neanche stavolta di fronte alle sue parole. Il francese ha detto che sarebbe disposto a tagliarsi lo stipendio pur di rimanere alla Juventus, dove – in teoria – avrebbe un contratto fino all’estate 2026. Ma il club non vuole saperne e, se il giocatore non sarà disposto a risolvere il contratto, provvederà a rescinderlo unilateralmente. Sul piano razionale, Pogba ha sbagliato per l’ennesima volta: organizzando un salotto d’interviste non autorizzate dal club, cioè dall’azienda con cui vorrebbe continuare a lavorare.
Ci sono storie così uniche e così belle che le si dovrebbe quasi imbottigliare. Così da poterle mostrare come si fa in cantina con un vino pregiato, la cui apertura viene rimandata alle occasioni che – puntualmente – non arrivano mai, perché non sono mai abbastanza per non aspettare la volta successiva, così da tenerle sempre intatte. Di ricordi si vive, e spesso mantenerli vivi – i ricordi – senza poterli riaggiornare, è il vero segreto per mantenerli forti a lungo. Perché le seconde volte – la Juve c’è cascata di nuovo con Pogba, ma anche con qualche altro – spesso non sono all’altezza delle prime: che restano uniche e scolpite in quella storia da racchiudere in un album di foto senza tempo. La verità è che il tempo passa e difficilmente tutto si ricompone com’è stato. Pogba è stato un grande giocatore della Juve: una Juve che però non c’è più. Quella di Gatti, Cambiaso e Giuntoli è dentro una storia nuova.