Juve, sei da scudetto? Conte parla di bicicletta, ma lui sta sulla moto

Simone Inzaghi e Antonio Conte sanno come si fa, Thiago Motta vorrebbe sperimentarlo: ovviamente a modo suo, come intende fare ogni allenatore. Vincere lo scudetto non è da tutti: la cerchia dei vincenti al primo tentativo è talmente ristretta che basterebbe un solo duello. Rimanendo sugli ultimi quindici anni: Allegri c’era riuscito al Milan, proprio come Conte impattò alla sua prima occasione alla Juve; poi basta. Un posto d’onore in prima classe a Sarri, che allungo la striscia scudettata della Juve (in una stagione complicata dal Covid) alla sua prima e ultima stagione a Torino. Gli altri casi non possono creare alcuna pressione a Thiago Motta: perché Allegri alla Juve diede seguito ai primi tre scudetti conquistati da Conte; mentre Inzaghi l’anno scorso ha vinto il tricolore dopo esserci andato vicino nelle prime due stagioni sulla panchina nerazzurra, un po’ come Conte, Pioli e Spalletti avevano posto le basi del successo con il lavoro svolto nella stagione precedente.
È vero: la Juve vuole tornare a vincere e la ripartenza del 2011 potrebbe essere di riferimento. Ma siamo nel 2024 e lo scenario è completamente diverso. C’è l’Inter, che ha un potenziale enorme come quel Milan di Allegri del 2011: ma Inzaghi non ha perso alcun giocatore importante sul mercato estivo, anzi sono pure arrivati Zielinski e Taremi a potenziare una struttura già forte e consolidata di suo. E c’è soprattutto il Napoli, che ha ritrovato solidità e ordine, affidandosi all’abilità che ha Conte nel saper impattare presto sulle squadre, con un mercato ricco che ha aggiunto giocatori top a una base che neanche due anni fa ha ottenuto un successo da record. Ora: è normale che in questa fase si giochi a palla pazza, provando a scaricare sull’altro la pressione della corsa scudetto. Ma il Napoli – con Conte, Manna, il mercato fatto e le settimane senza coppe – è una corazzata. Al netto della forza inequivocabile dell’Inter e delle ambizioni ovvie della Juventus, che riparte però da una filosofia completamente nuova che richiede un periodo di rodaggio più o meno lungo.
Conte di recente ha rispedito a Torino l’etichetta di favorito, parlando di bicicletta: forse ricordando quella che portò lui al successo nel 2011, al termine di una scalata incredibile. Non dice però di aver trovato a Napoli una bella moto, che l’anno scorso qualcuno aveva provato a smontare malamente: rimessa a posto, resta una moto bella e di grossa cilindrata, che 18 mesi fa restò con l’amaro in bocca perché – avendone il potenziale – non arrivò in fondo alla Champions League. Il dibattito a distanza su Juve e Napoli concede all’Inter la possibilità di continuare a star su senza troppa fatica: in casa nerazzurra sanno che stiamo vivendo dentro gli anni del ciclo interista e che – alla conta dei titoli – siamo ancora indietro. Come in casa Juve sanno bene che, alla fine dei conti, saranno considerati davvero bravi soltanto se porteranno al museo nuovi trofei. A breve nessuno potrà più nascondersi e ne guadagnerà l’intero calcio italiano: alla fine, vincerà chi sbaglierà meno degli altri.
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