Malumore, contestazioni, amarezza: la Lazio aveva cominciato la stagione con questo ben miscelato cocktail di sensazioni a cavallo tra la malinconia e il rancore. Dall’addio di Tudor a un mercato non soddisfacente, il tutto contornato da un silenzio generalizzato. Non esattamente i migliori presupposti con cui cominciare. Eppure, questi primi mesi hanno quasi del tutto cancellato lo scetticismo di inizio stagione. Baroni ha preso in mano una Lazio rimaneggiata, l’ha lucidata e modellata in una squadra complicata da affrontare per chiunque. Una squadra che è arrivata alla sosta con 4 vittorie consecutive alle spalle, plasmate da 12 gol complessivi.
La convivenza tra Dia e Castellanos sta funzionando in maniera efficace, Isaksen sta migliorando di partita in partita, Nuno Tavares è stata senza ombra di dubbio la più grande sorpresa biancoceleste, se non del campionato. Rosa lunga e talentuosa quella della Lazio, con Baroni che dalla panchina può prendersi il lusso di far entrare giocatori come Noslin, Pedro, Tchaouna e Dele-Bashiru, chiuso dal momento ottimo di Dia, ma in netta crescita, come dimostrano le firme in Europa e soprattutto in Nazionale con la sua Nigeria, dove ha messo il marchio su tre punti fondamentali per il cammino delle Super Aquile in vista di Marocco 2025.