Editoriale Calcio

Conte e la sfida al Nord. Thiago, la Juve non è Bologna. Ora sveglia

Uno come Antonio Conte merita sempre grande rispetto perché è stato capace di essere vincente in entrambe le vite. La prima da calciatore, la seconda da allenatore. Partito da Lecce senza un soldo è diventato ricco e vincente. Qualcuno lo odia perché chi vince è sempre odiato. A Napoli non ha ancora fatto nulla. La strada è lunga ed è consapevole che vincere a Napoli non sarà facile come alla Juventus o all’Inter. Diciamo che questa è la grande sfida della sua vita. Se dovesse portare anche lo scudetto al Sud, allora, diventerà di diritto un pezzo della nostra storia contemporanea. E’ unico nel suo genere. Riesce a far giocare la squadra, è bravo a comunicare e capisce modi e tempi, si circonda delle persone giuste e ha quella personalità che riesce a mettere la sua persona prima di tutti e fa da scudo nei periodi difficili. Ricostruire il Napoli non era semplice ma lui ci è riuscito, dopo le oscenità dello scorso anno. Questo non significa che vincerà lo scudetto, anzi, deve puntare al ritorno in zona Champions ma la sua megalomania e la sua testardaggine sicuramente non lo porteranno ad accontentarsi di arrivare secondo, terzo o quarto. Lui vuole vincere. Non lo dice ma vuole vincere. E fa bene. Giocare per arrivare secondo è da perdenti. Seriamente sono almeno in tre a voler/dover vincere. Thiago Motta e Simone Inzaghi sono quasi obbligati. Conte non ha obblighi ma i conti li fa tutte le sere. Ha avuto la forza di ricompattare l’ambiente che era sgretolato. Ha sistemato lo spogliatoio con tutti pronti a fuggire lontano da Napoli. Ha fatto spendere tanti soldi a De Laurentiis e ha conquistato un primato che ora non serve a nulla ma fa stare bene durante la settimana. Conte è e sarà il più grande rimpianto del Milan. Non farlo sedere neanche è stato un affronto che il club rossonero non poteva permettersi.

Thiago Motta lo stiamo aspettando, lo abbiamo difeso e lo abbiamo incoraggiato. Però adesso deve davvero capire che allenare la Juventus non equivale ad allenare il Bologna. Con l’Empoli, con il Cagliari e con le squadre di bassa classifica le partite le devi vincere. Le devi chiudere. Puoi anche giocare male ma i 3 punti sono necessari e obbligatori. Il cammino in Champions è positivo ma in serie A, per una squadra che deve puntare allo scudetto, sono già troppi i punti gettati al vento con le piccole. La Juventus alterna prestazioni positive ad altre negative e alcuni calciatori protagonisti dell’ultima sessione di mercato stanno tradendo Giuntoli e le aspettative. La Juventus sta impiegando troppo tempo a trovare il giusto equilibrio. Le giornate passano e i punti non tornano. La cosa importante è che tornino i conti a fine stagione.

Michele Criscitiello

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