La Wada ha fatto ricorso al Tas sul caso Jannik Sinner, gli scenari: cosa rischia esattamente il tennista azzurro
Per Jannik Sinner, inizia la 17esima settimana da numero uno al mondo. Ma nonostante in questo 2024 l’azzurro abbia ottenuto grandi soddisfazioni, vincendo tra l’altro due prove del Grande Slam e due Masters 1000, in questo periodo per lui i problemi non sono certo mancati.
Problemi che hanno riguardato la sfera fisica, quella personale e privata, anche quella strettamente tecnica. Con la vicenda Clostebol ancora in sospeso, purtroppo per lui. La ITIA, la International Tennis Integrity Agency, lo aveva assolto, con una sentenza in cui veniva dichiarata la contaminazione involontaria, avvenuta tramite il contatto durante un massaggio. Un verdetto che però è stato contestato da diversi tennisti e soprattutto dall’organismo internazionale dell’antidoping, la WADA, che ha fatto ricorso al Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna.
Sinner, con il torneo di Pechino attualmente in corso, ha naturalmente confermato di essere a conoscenza di quanto sta accadendo, ma sta provando, in campo, a non farsi distrarre. Da qui a fine stagione, ci saranno i tornei di Pechino, Shanghai, Parigi-Bercy e le ATP Finals, per provare a giungere a fine 2024 ancora in vetta al ranking. Cosa che dovrebbe riuscirgli, visto l’ampio margine sui rivali diretti in classifica, ma il ricorso della Wada potrebbe metterlo nei guai.
Come noto, l’organismo internazionale antidoping ha chiesto per lui una sospensione di uno o due anni dall’attività agonistica. Ma come e quando questo potrebbe avvenire?
Il verdetto del Tas dovrebbe arrivare entro cinque mesi. Anche in caso di condanna, non sarebbero cancellati per Sinner, nel frattempo, i tornei vinti e i punti conquistati. Dunque, con una squalifica, potrebbe mantenere ancora per un po’ il primato in classifica, ma finirebbe per perderlo nel giro di poco.
Ci sono comunque motivi di ottimismo per Sinner e per la possibilità di vincere questa battaglia. Per la WADA, non sarà facile, infatti, far accettare il proprio ricorso. Come spiegato da ‘Repubblica’, per far sì che si arrivi a una condanna di Sinner occorrerebbe dimostrare che il tennista fosse a conoscenza del rischio doping e dunque sia che fosse a conoscenza del fatto che Umberto Ferrara fosse in possesso della pomata incriminata, il Trofodermin, sia che Giacomo Naldi l’avesse usata e che in questo modo fosse finita sul suo corpo durante un massaggio senza guanti.
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