Andrea Cambiaso, esterno bianconero e della Nazionale, ha parlato in occasione dell’incontro con i Junior Member della Juventus: “Che consigli posso dare ad un ragazzo che vuole raggiungere i suoi sogni nel calcio? Di essere appassionati per le cose che si fanno, qualsiasi cosa che si fa: studio, giochi a calcio, a basket, qualsiasi cosa tu faccia devi essere appassionato. Devi avere la passione e devi cercare di dare tutto te stesso. Io nel mio caso ho dato veramente tutto me stesso per essere qua e poi sono stato anche fortunato, però insomma, trovare una passione e cercare di fare tutto il possibile per raggiungere il tuo sogno”.
Come è nata la passione per il calcio?
“Fin da piccolo. A due anni davo già dei calci al pallone e poi ho cominciato a cinque anni e mezzo. E niente è la mia passione più grande, me l’ha passata mio papà anche lui giocava a calcio da piccolo e giocava nel Genoa. Io ho cominciato a giocare a pallone, che la cosa più bella di questo mondo”.
Quando eri piccolo, qual era il tuo giocatore preferito?
“Quando ero piccolo, il mio giocatore preferito era Messi. Quando ero piccolino, vedevo lui e poi quando sono cresciuto Dybala che è stato uno dei più forti che abbia mai visto”.
Che emozioni hai provato quando hai segnato il tuo primo goal con la Juventus?
“Non ci ho capito più niente. Era come un sogno è stato bello perché poi era l’ultimo minuto e quindi è stato bellissimo. Indossare questa maglia e la cosa più bella del mondo e la auguro a tutti”.
Com’è passare da un campetto alla Champions League?
“È bellissimo, però la cosa più bella è che la passione che avevo quando giocavo ad Albissola ce l’ho ancora oggi. Quindi mi basta un prato verde, però è meglio giocare in Champions League è un’altra cosa. Però, il bello mio è questa cosa qua, ovvero che ho veramente la stessa passione che avevo ad Albissola e la sto avendo anche adesso. È molto bello”.
Sai ricoprire diversi ruoli, qual è quello in cui ti trovi meglio?
“Boh, forse terzino sinistro o a destra. Ho questa fortuna che mi piace giocare un po’ in tutto il campo però l’importante è giocare bene, spero di farlo tutte le partite”.
Ti alleni spesso sulla corsa? Hai scelto tu il tuo ruolo?
“Io da piccolo giocavo come trequartista. Quando ero piccolino nel Genoa, anche ad Albissola facevo il centrocampista poi più avanti mi hanno spostato a fare il terzino. Per quanto riguarda la corsa, si ci alleniamo molto, ci hanno fatto allenare parecchio anche oggi, però diciamo che abbiamo uno staff in grado di prepararci. Quindi non faccio allenamenti specifici sulla corsa, ci pensano loro a farci correre”.
Qual è giocatore più forte contro cui hai giocato?
“Ce ne sono tanti ad oggi forse direi Leao o Kvaratskhelia del Napoli. Sono due esterni molto forti”.
Cosa hai provato nel giocare la prima partita di Champions davanti ad uno stadio tutto esaurito?
“Bellissimo, bellissimo. La canzoncina poi della Champions è stata incredibile, è un traguardo molto importante perché comunque giocare la Champions League che è la competizione più bella che ci sia, è stato molto emozionante e poi abbiamo anche vinto”.
Cosa vuol dire per te rappresentare la nazionale?
“È una grande responsabilità giocare per l’Italia. È la cosa più bella. È una grande responsabilità e spero di poterlo fare ancora per tanti anni e sono molto orgoglioso, contento”.
Qual è stato il più grande sacrificio che hai fatto?
“Il sacrificio più grande è stato forse quando fatto l’anno ad Albissola e l’anno di Savona, quando ha finito il mio percorso di studi. In quel momento non sapevo se diventare un calciatore professionista oppure no. E forse anche diciamo che la mia famiglia non era molto convinta del mio percorso. Però alla fine ci sono riuscito. Quindi diciamo che è stato quello, forse, il momento più difficile per me”.
Senti tensione quando sai di essere titolare?
“Il momento più brutto è l’arrivo con il pullman. Quando arriviamo con il pullman allo stadio, è il momento più brutto perché io personalmente non vedo l’ora di scendere in campo. Perché nel momento in cui scendi in campo, scarichi un po’ di tensione e per superarla cerco di ridere, di parlare con le altre persone e magari fare qualche battuta e ridere il più possibile, così da stemperare un po’ la tensione”.
In cosa ti senti più cambiato da quando sei alla Juve?
“Dal punto di vista fisico, perché quando sono arrivato, non ero così e dal punto di vista mentale. Cioè giocare con questa maglia, è una grande responsabilità che ti devi assumere. Questo tipo di responsabilità è molto bella. Quindi sì, dal punto di vista mentale adesso sono sempre più concentrato sulla partita e sul campo”.
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