Il primo trofeo di Thiago Motta è la coppa della solidità. Zero gol subiti dopo sei partite: nessuno in Serie A aveva cominciato meglio della Juve di quest’anno. Certo, non basta e nessuno alla Continassa si fermerà a specchiarsi per una media gol niente male (9-0), ma un primo segnale da grande squadra c’è tutto e dev’essere tenuto in considerazione. La Juve ha certezze dietro, anche quando cambiano gli interpreti: con o senza esperienza sulle spalle. Basti pensare che il capitano, Danilo, a Marassi ha giocato la sua prima gara da titolare di questa stagione: ha pure raggiunto la quota di 200 presenze con la maglia bianconera.
La doppietta di Vlahovic contro il Genoa e il terzo 3-0 del campionato, dopo tre 0-0 di fila, mettono in evidenza come nella Juve non ci siano mezze misure: o bianco o nero, e per il momento a Thiago Motta va anche bene così. I segnali di crescita ci sono tutti e in vista della trasferta di Lipsia una boccata d’entusiasmo a polmoni pieni torna utile. La voleva fortemente – Thiago Motta – tanto da approcciarsi al match con astuta strategia. Ha ricordato un po’ il suo vecchio maestro Mourinho quando ha deciso di svelare la formazione alla vigilia, così da togliere pressione su altri dettagli e tenere alta la concentrazione di chi sapeva di essere atteso.
Il rischio di tenere bassa la tensione in uno stadio senza pubblico c’era, il tecnico non ha lasciato nulla al caso. Non banali neanche i complimenti ai suoi nel post match, in una partita che ha restituito anche Conceicao: un’arma che può diventare letale in campo europeo. Il bicchiere, che era già mezzo pieno, continua a riempiersi e l’orlo non è più così lontano: non c’è spazio per piacersi troppo ma per aumentare l’autostima e la consapevolezza i tempi son maturi. Perchè nel calcio, come nella vita, non godersi i passaggi della metamorfosi è un limite che abbassa le energie più di quanto ne servano (spesso) per concedersi al cambiamento.