Dopo il pareggio tra il suo Empoli e la Fiorentina, Roberto D’Aversa ha parlato così in conferenza stampa: “Due volte siamo arrivati vicini alla porta e ci sono state molte situazioni di ripartenza che potevano diventare azioni da gol ma siamo imprecisi. Se mi chiede che partita ho visto dico che i miei ragazzi sono scesi in campo con la volontà di vincere la partita, sapevamo dell’importanza, e per regalarci una posizione di classifica impensabile. Però ho poco da recriminare, abbiamo mosso la classifica e non abbiamo subito gol. Lavoriamo tanto da squadra, per la prestazione, e il risultato ne è una conseguenza“.
Si aspettava tutti questi punti: “Si lavora sempre per fare il meglio. Considerando il calendario, i ragazzi stanno facendo qualcosa di importante ma questo non deve far calare di concentrazione e determinazione. Tutto questo è perché si allenano in una certa maniera. Dopo Juve e Napoli, la Fiorentina è quella che si è mossa meglio sul mercato. E invece recriminiamo per un risultato che poteva essere diverso“.
Segnali importanti anche dai calciatori offensivi e dalle mosse dalla panchina: “Nella posizione di trequarti ha giocato Henderson, in generale col mio staff abbiamo cercato di non abbassarci provando a ripartire con Solbakken ed Ekong. Anche nel primo tempo caratteristiche diverse avrebbero potuto aiutarci… Chiedo ai ragazzi coraggio e non posso dimostrare l’opposto, la volontà era di andare a vincere la partita. Abbiamo chiuso in crescendo, la squadra fisicamente sta molto bene“.
Buona l’interpretazione sulle fasce: “Siamo andati a prenderli alti con gli esterni, quando Dodo e Gosens si abbassavano molto le corse diventavano molto lunghe. C’era il rischio di aprirsi e di lasciare dei buchi…“.
Pezzella e Goglichidze simboli del suo Empoli: “L’Empoli ha dimostrato nella sua storia di credere molto nei giocatori del settore giovanile, negli italiani. Su Pezzella dico che gli anni migliori li ha fatti sempre con me. Vedo la crescita di molti ragazzi: Fazzini, che rientrava dall’infortunio, Viti… Goglichidze quando sono arrivato aveva difficoltà a completare gli allenamenti. Nel momento in cui l’ho buttato dentro sembra che giochi in Serie A da tantissimi anni. Questo è solo merito suo, anche se ancora non parla una parola di italiano parla il linguaggio del campo, il più importante“.
Maleh non poteva entrare: “Si era fatto male in rifinitura e non l’abbiamo rischiato. Poi Anjorin aveva i crampi e ho fatto un solo cambio“.
Ekong è entrato bene: “Ha doti per spaccare la partita e questo non mi meraviglia quanto i 90 minuti fatti a Torino“.
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