Chi mette in croce Thiago Motta per i tre 0-0 consecutivi, magari paragonandolo al nulla dei 3 anni di Allegri, non rende un buon servizio all’onestà intellettuale: per carità è assolutamente criticabile, tutti lo sono, e ci mancherebbe non lo sia lui che ha sicuramente responsabilità nella produzione asfittica di gioco in tre partite della Juventus. Ma è innegabile che Thiago Motta stia provando qualcosa di diverso, e che prima di eventualmente passarlo per la baionetta non si può non rendergli un po’ di tempo, tanto più che l’apatia sorprende perché è una regressione dopo l’ottimo inizio.
Ma quello che non può essere casuale e che non è trascurabile è il caso Vlahovic. E non si può che non denominarlo così. Perché ci è quasi passato silenziosamente sopra la testa quanto successo contro il Napoli – ed era solo l’ultimo esempio – a causa di una settimana ricca di turbolenze tra derby, Fonseca, Inter e Roma. Ma in verità è stato un terremoto allo Juventus Stadium.
Ricontestualizziamo: in uno dei 3-4 big match che la stagione italiana ti sottopone, con l’organico ricco in tutti i reparti ma ridotto a una sola scelta nella mattonella di centravanti, con un attaccante che è il faro tecnico (ed economico della squadra), e che ha tutto per essere in forma mica è reduce da un infortunio e da un’estate sfibrante come Lautaro; insomma con tutte queste premesse, all’intervallo sullo 0-0 e il nulla assoluto in avanti, Motta preferisce lasciarlo in panchina e piuttosto giocarsi chiunque in avanti come Timothy Weah falsissimo nueve.
Non è una bocciatura. E’ una dannazione.
E ciò non toglie che la Juve non si sblocchi contro un Genoa depresso e senza il fondamentale supporto dei tifosi, e che non lo faccia proprio grazie a Vlahovic. Ma l’esito di una partita con un evidente handicap a favore dei bianconeri non cambia la sostanza della situazione: Thiago Motta non solo non è contento di Vlahovic, e passi, ma al momento non riesce a farsene nulla, e lo sta facendo giocare perché proprio non può fare altrimenti. Il che in verità va in coppia anche con il misterioso accantonamento di Douglas Luiz, mai preso in considerazione in praticamente nessuna situazione che conti.
E se i due hanno nella loro poca determinazione le loro responsabilità, in verità ce le ha qui sì pure Thiago, perché due dei tre giocatori tecnicamente o economicamente più dotati della rosa sono al momento inutilizzati o utilizzati male. Ci vuole tempo e il mister ha il diritto di ottenerlo. Anche se i critici non prevenuti dicono che l’atteggiamento irsuto di Motta non aiuti nell’integrazione.
Di certo Thiago Motta si è un po’ incartato finora nel loro sviluppo. Se è vero che la Juventus viene prima del singolo, è altrettanto vero che sono così importanti che non metterli nelle giuste condizioni andrebbe a detrimento della Juve, a prescindere dal risultato. E su questo a Thiago potrebbe essere concesso ancora meno tempo.