Un giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno. Nella citazione di Martin Luther King, il giorno è domenica scorsa, la porta quella di Milanello: il coraggio di Paulo Fonseca ha fatto il resto, dando il via finalmente alla stagione del Milan. Complimenti al Mister, che ha zittito tutti – me incluso – al momento giusto: il Derby è tutto suo e di chi lo ha appoggiato nel momento della difficoltà più grande. Era questione di tempo. Quel tempo che Fonseca oggettivamente non aveva ancora avuto per un concorso di colpe in cui l’allenatore portoghese è sicuramente estraneo: giocatori tornati tardi dalle nazionali, nuovi acquisti non disponibili per la tournée americana e qualche imprevisto di troppo, compreso l’infortunio di Alvaro Morata. Risultato: prima della scorsa settimana, Morata ed Abraham, due dei grandi protagonisti della rivoluzione, non si erano letteralmente mai allenati insieme. E lo stesso vale anche per gli altri: da Fofana a Royal, che hanno fatto per penultimi il check-in a Milanello, passando per i vari Theo, Maignan, Reijnders e Leao, che Fonseca, tra vacanze, giorni di rifinitura e partita ufficiale e pausa Nazionali, avrà visto si e no 10 volte per poter parlare, spiegare, insegnare. Ma al Derby sono nati i primi frutti, figli di una semina attenta post Liverpool: c’è anche la mano di Ibra, che merita i complimenti dopo le critiche della scorsa settimana, e dei giocatori, che hanno mostrato finalmente quella abnegazione e quello spirito di gruppo che tanto invocavamo a gran voce (sul mio canale YouTube, trovate l’analisi completa della partita: iscrivetevi qui).
Ora, il nemico più grande si chiama illusione, da combattere con l’unica arma possibile: la continuità. Solo replicando la prestazione di domenica anche domani contro il Lecce, nonché domenica prossima a Firenze (Leverkusen è un altro film, a parte), potremo parlare di Milan guarito. Viceversa, sarà stato dolce spezzare la maledizione, ma abbastanza inutile. Ad oggi però, il Milan è esattamente al livello delle altre, complice un abbassamento complessivo della media delle favorite: contestare con estrema fretta e veemenza gli acquisti, l’allenatore e ogni singolo respiro però, è stato uno sport praticato solo da chi straparla di Milan. Intanto altrove c’è chi ha infortuni muscolari, chi non segna da tre partite, chi ha problemi di attaccanti e chi ha già cambiato allenatore. Ma qualcuno vaticina, leggo: “Alla fine, Fonseca cadrà”. Ci mancava la profezia catastrofica dopo un derby vinto: chissà quale sarebbe dovuta essere allora quella dopo i sei derby persi. Eppure, dagli stessi santoni, non me ne ricordo…