Arrivano ulteriori commenti sul caso che ha infiammato il tennis: Jannik Sinner e la vicenda Clostebol
Jannik Sinner sta vivendo un momento a dir poco magnifico, culminato con la recente vittoria agli Us Open, suo secondo Grande Slam della stagione. Niente di più bello per uno come l’altoatesino, capace di rispondere alle polemiche extra campo col suo solito modo di fare.
Nelle ultime settimane, complice appunto la vittoria nella Grande Mela, si è parlato sempre meno del cosiddetto caso Clostebol che ha visto l’azzurro protagonista suo malgrado. Sinner è stato giudicato, come noto, innocente dalle autorità competenti del mondo tennistico internazionale. Ciononostante, la sua situazione continua a far discutere perché altri atleti, meno noti sicuramente di lui, hanno ricevuto una sanzione pesante con i medesimi capi di accusa.
Questo è il caso di Stefano Battaglino, tennista che ha ricevuto una squalifica di ben quattro anno per aver usato la medesima sostanza del numero uno al mondo.
Non può non essere frustrato per questa situazione. Stefano Battaglino, classe 1998 ed ex numero 760 al mondo, non sta vivendo benissimo questi ultimi mesi con il Tas, il tribunale arbitrale dello sport, che ha respinto il ricorso e gli convalidato ben 4 anni di squalifica per l’uso che il tennista avrebbe fatto del Clostebol.
Le due vicende sono per certi versi simili: entrambi sono entrati in contatto con il Clostebol tramite un massaggio del proprio fisioterapista, ma uno è riuscito prontamente a dimostrare la contaminazione, mentre l’altro no.
Battaglino, intervistato in merito al caso dal ‘Corriere della Sera’, ha espresso delusione e parecchia frustrazione per quanto deciso dal tribunale di Losanna, affermando al contempo che non ha nulla contro Sinner né contro i coloro i quali lo sostengono a spada tratta: “Io e Sinner siamo stati risultati positivi allo stesso farmaco, entrambi positivi per un massaggio. A uno nulla e a me 4 anni di squalifica”. E poi ancora: “Sono felice per Sinner, gli auguro tutti i successi del mondo ma per quanto mi riguarda sono davvero deluso“.
Secondo il 26enne, la sua situazione non è molto dissimile da quella di Jannik, con la differenza che quest’ultimo è riuscito a dimostrare, con prove solide alla mano, l’avvenuta contaminazione con la sostanza: “In quegli ambienti vale tutto, non ci sono controlli e solo a fine torneo nel mio caso hanno rintracciato il fisioterapista che mi avrebbe accidentalmente contaminato”.
Dal febbraio 2023, l’oramai ex tennista lavora nell’azienda di famiglia, ma coltiva ancora la speranza di tornare più forte di prima.
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