Volano stracci alla Red Bull a seguito dell’addio del super ingegnere: caos senza fine, tifosi sempre più preoccupati
Se in pista le cose non vanno affatto bene (basti guardare le ultime prove, come quella di Monza), anche all’interno degli uffici della Red Bull non si può dire che il clima sia sereno, ed anzi nel recente passato non si è mai sperimentato un momento difficile come questo.
La RB20, da macchina imbattibile è diventata all’improvviso molto vulnerabile se confrontata con la MCL38 progettata dalla McLaren, un declassamento arrivato nell’arco di pochi mesi e che ha colpito direttamente anche i piloti Sergio Perez e Max Verstappen, non a caso incapaci di stare dietro al team papaya nonostante il massimo impegno.
Chi proprio non sta digerendo questo periodo di magra è Helmut Marko, come al solito impegnato a fare gli interessi della scuderia nel modo più schietto possibile. Ma nelle ultime ore ha avuto da dire molto anche sul recente approdo di Adrian Newey all’Aston Martin che ha monopolizzato le attenzioni dei tifosi.
Helmut Marko su addio Newey: “Conta l’intero team, non il singolo”
L’addio di Newey è stato uno shock totale per i tifosi della Red Bull, per svariati motivi e non solo concernenti i temi della pista. Newey, non a caso, non era semplicemente un capo progettista ma un deus ex machina a tutto tondo, un ingegnere capace di cose impensabili, insomma una mente geniale.
Come ha detto lo stesso britannico in conferenza stampa, il suo addio da Milton-Keynes era stato programmato ad aprile, dopo il Gran premio di Suzuka. E molti indizi portano a pensare che alla base dell’addio vi sia il cosiddetto caso Horner (oramai scomparso sul piano mediatico) che non è piaciuto molto al progettista.
A Helmut Marko, intervistato recentemente dal podcast ‘Line F1’, è stato chiesto proprio un commento sullo sbarco di Newey all’Aston Martin di Lawrence Stroll. Nette e chiare le dichiarazioni del consigliere della Red Bull che, pur sottolineando il valore umano e tecnico dell’ingegnere, non lo ha mai ritenuto superiore ad un team numeroso e ricco di talenti.
“Adrian è stato una delle pietre miliari dei nostri successi. L’unico ad esser arrivato nel 2006 sapendo come si vince un titolo”, ha detto Marko, sottolineando però che non conta il singolo uomo, ma un team composto da 2000 membri che lavorano verso un unico obiettivo, quello di vincere ogni Gran premio presente sul calendario.