Una settimana fa di questi tempi, nello scorso appuntamento con questo editoriale, ci eravamo permessi di sottolineare come alcuni atteggiamenti propri dell’essenza stessa dello Zlatan Ibrahimovic versione calciatore onnipotente, poco si incastrassero con il ruolo di responsabilità e di guida del quale è stato insignito nel momento del suo ingresso in campo al fianco di RedBird.
A sette giorni di distanza, quel piccolo spiraglio si è tramutato in un varco vero e proprio, alimentato dalla persistente assenza dello stesso Ibrahimovic dal posto di comando e soprattutto allargato da una valanga mediatica in cui l’approccio alla sua interpretazione della figura professionale che riveste viene messo in aperta discussione.
La sensazione percepita è forte e chiara: una pressione ad orologeria che si accresce e che richiama lo stesso svedese alle proprie responsabilità. Una situazione che da una parte metteva a suo agio ed esaltava l’infinito fuoriclasse sul rettangolo verde, ma che al momento non trova gli stessi riscontri nella nuova avventura in cui si è imbarcato. Ed allora c’è da fare grande attenzione agli sviluppi possibili che potrebbero verificarsi qualora la situazione dal punto di vista dei risultati dovesse precipitare rispetto a quanto di già ampiamente negativo è stato accumulato dall’inizio degli impegni ufficiali del nuovo Milan.
Perchè da una parte c’è un Fonseca che si è capito abbia assoluta necessità di essere difeso ed accompagnato dalla società con ogni mezzo, nella convinzione che sappia effettivamente concretizzare l’accattivante teoria del dominio e del possesso che ci fu descritta nel momento dell’annuncio di questa scelta tanto discussa.
Dall’altra c’è l’inevitabile conto che si presume possa essere presentato anche a chi di quella decisione mai totalmente digerita dalla totalità dell’ambiente rossonero si assunse la piena responsabilità. Ibrahimovic appunto.
I capi d’accusa sono piuttosto circostanziati e prescindono da un’assenza che fa molto più rumore rispetto alla presenza di Cardinale prevista per sabato contro il Venezia. Si allargano a questioni che abbracciano comparti diversi rispetto a quelli della prima squadra, e che come descritto da un recente articolo di Repubblica, coinvolgono anche la gestione di quella seconda squadra di cui proprio Ibrahimovic è stato ispiratore.
Le nuvole nere ed i tuoni, spesso portano all’inevitabile temporale. E la percezione palpabile è che una violenta precipitazione di eventi possa essere evitata solo attraverso una settimana di risultati positivi ed effettivi passi avanti sotto il punto di vista del gioco.
La ricetta? Nessuno ha la presunzione di conoscerla meglio dell’allenatore che è stato scelto per riportare il Milan alla dimensione che per natura gli appartiene. Che sia quella di un baricentro più basso, di un cambio di modulo, di un rimpasto degli interpreti, in questo momento davvero poco importa. Purchè la svolta ci sia, perchè in assenza della stessa qualche conseguenza sarebbe realisticamente difficile da evitare.
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