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Editoriale Calcio

La Nations, un supplizio. Fonseca in tre partite, altro che “non evento”. La vera fortuna di Conte

C’è nulla da fare, mai cambieremo. Hanno celebrato le due vittorie in Nations League quasi come quel rigore di Fabio Grosso che nel 2006 ci ha fatto salire sul tetto del mondo. Siamo italiani fino in fondo, spesso non sappiamo distinguere le cose utili, vere e indispensabili da quelle che rappresentano un semplice riempitivo. Giocare la Nations League a settembre è un’autentica bastonata per chi vorrebbe che il campionato non si fermasse dopo tre respiri. Capisco il business e mi rendo conto che viviamo in un mondo strano, ma ci dovrebbe essere un limite. L’onta degli Europei può essere cancellata soltanto con il tempo e in un determinato modo, esattamente come l’onta della mancata qualificazione al Mondiale lascerà una cicatrice nei secoli. Eppure ho sentito parlare, dopo due partite, di Italia ritrovata, di rinascita, di rifondazione avvenuta e di felicità. Se lorsignori sono contenti così, pur di nascondere tonnellate di polvere sotto il tappeto, facciano pure. Si lamentano del mercato aperto durante il campionato come se fosse il male del calcio e l’unico germe da estirpare, su altre cose assurde tutto a posto e tutto regolare. Vent’anni fa avrei detto “ci vuole coraggio”, adesso diventa inevitabile cavarsela con un “al peggio non c’è fine”. Se non cambieranno le teste, le cose peggioreranno. E se al limite dovessimo vincere la Nations League non ci sarà nessun carosello per le strade (avete dubbi?), ma sarà la scorciatoia migliore per salvare qualche poltrona che avrebbero già dovuto far saltare.

Il mercato è alle spalle da un pezzo e non ci sono più alibi. Dalla ripresa del campionato mi aspetto che Paulo Fonseca faccia pace con se stesso e con la logica per dare un ordine o un criterio al materiale che gli hanno consegnato. Lui ha detto di aver apprezzato le manovre del Milan, adesso lo dimostri con i fatti e non a chiacchiere. Soprattutto tenga conto che lo spogliatoio compatto è molto più importante di qualsiasi alchimia tattica. Se il Milan dovesse rialzarsi nelle prossime tre, occhio al Liverpool e al derby in sequenza, forse Fonseca potrà dare un senso a tutto e svoltare. Altrimenti temo davvero che il Milan sarà costretto a prendere qualche provvedimento per non buttare l’intera stagione a mare. E faccio fatica a pensare che Furlani possa parlare di un banale “non evento” in caso di fallimento nel prossimo tris di impegni.

Ci sono molte cose che mi intrigano in attesa della Champions. Di sicuro l’Inter ha un motore ben rodato, tra le poche cose utili degli ultimi due impegni della Nazionale la conferma che Frattesi meriterebbe una maglia da titolare. Meglio: l’avrebbe ovunque. Il decollo di Motta in casa Juve va seguito perché lui sul lavoro ha basato le sue (meritate) fortune, la sosta gli è servita parecchio pur in assenza di diversi titolari o presunti tali in giro per il mondo. Adesso sono curioso di capire come gestirà i molteplici impegni nel giro di pochi giorni, in passato ha dimostrato di sapersela cavare con la stessa perizia di quando gestiva il traffico in mezzo al campo, l’intelligenza al potere.

Ma nell’agenda delle cose più allettanti fa seguire la crescita del nuovo Napoli. L’arrivo dei due scozzesi ha reso il centrocampo di Conte tra i migliori in circolazione e potrei aggiungere “non soltanto in Serie A”. C’è chi ha un po’ snobbato l’operazione McTominay, come se fosse un due di briscola e non un asso di denari, probabilmente perché non lo conosce bene e invece il calcio andrebbe studiato nei minimi dettagli. Trattasi di uno specialista dal repertorio stracompleto: intelligenza tattica, tempi di inserimento, tecnica e gol in più soluzioni. Se manterrà il 70 per cento delle premesse e delle promesse, sarà un crac assoluto. Voi dite che la fortuna di Conte sia quella di poter lavorare sulla settimana tipo per preparare al meglio una partita senza l’ingombro delle coppe? A parte che giocare in Europa – soprattutto la Champions – non può essere un problema (anzi), io la penso diversamente: la grande fortuna di Conte e del Napoli sarà quella che per almeno quattro mesi non si parlerà più di Victor Osimhen. Con tutto il bene possibile e immaginabile, non se ne poteva più.

Alfredo Pedullà

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