di Filippo Gherardi
Bella, coraggiosa, italiana. Continuo a ripetermelo da giorni, esattamente da quando la bandiera a scacchi sventolata sul rettilineo di Monza, da Alex Del Piero, ha posto i definitivi sigilli sull’apoteosi ferrarista.
C’è stato tutto quello che doveva esserci nella domenica perfetta della Ferrari. A cominciare, ovviamente, dalla solita valanga di tifo coinvolgente che ha riempito occhi e cuore di una passione sfrenata che solo Monza, l’Italia e il popolo del Cavallino sono così tanto capaci di consegnare.
C’è stato il coraggio, quello che ha messo nella condizione Vasseur e i suoi di scegliere l’azzardo della singola sosta, confidando nella buona sorte che dovrebbe sorridere agli audaci, oltre che su una tenuta accademica della SF-24 e sul talento di Charles Leclerc.
C’è stato, soprattutto, Charles Leclerc. Volente o nolente la copertina di questo trionfo ferrarista su territorio italiano ha e avrà, oggi come nei mesi a seguire, il sorriso incredulo ed esausto del pilota monegasco. Non più predestinato enfant prodige di cinque anni fa, in occasione della sua prima vittoria a Monza, ma volto definitivo di un presente che ha fame di sognare, per il futuro prossimo, qualcosa di necessariamente più grande.
Arriverà Hamilton, ma il progetto a medio termine di Maranello deve e dovrà svilupparsi ancora e in primis su Charles. Era dal 1979 che un pilota Ferrari non vinceva Montecarlo e Monza nella stessa stagione, in quell’anno ci riuscì Jody Scheckter portando a termine, mesi dopo, anche l’impresa di conquistare il titolo Mondiale.
Eccola l’idea che deve cominciare ad essere imperativo distinguibile per la Ferrari tutta: trasformare alcune, splendide, istantanee in qualcosa di più definitivo. Perché quello che l’attuale Formula 1 sta dimostrando è che i distacchi possono essere colmati se imboccata la strada giusta per farlo, e che anche i progetti tecnici apparentemente più inarrivabili possono cominciare a sgretolarsi (Red Bull, ndr).
Ottantasei i punti di ritardo di Leclerc da Verstappen, trentanove quelli che separano la Ferrari dalla testa del campionato costruttori. Numeri che con otto gare e tre Sprint Race da disputare possono anche raccontare qualcosa di inesplorato. Davanti, ancora, Max e la Red Bull, nel mezzo Norris ed una McLaren in continua crescita ma non totalmente sereni.
Crederci e provarci. Tempo e modi per farlo ci sarebbero, va trovato il coraggio, lo stesso di Monza, per pensare seriamente di trasformarlo in realtà.