Mi verrebbe, per innata generosità, di spiegare ad alcuni tifosi della Juve e a qualche giornalista ancora innamorato di Allegri che perdono tempo inseguendo un calcio che non esiste più. Mi verrebbe, sempre per generosità, di spiegare, magari con qualche disegno, in modo da esser più chiaro, che è inutile far finta di non capire in quale grado di confusione fossero precipitati pur di difendere un castello di carta. Quel castello di carta su cui hanno soffiato con vigore per abbatterlo sia Giuntoli che Motta. Sempre a costoro, per rincuorarli, direi anche che io sono stato tratto in errore ritenendo che parte della squadra sopravvissuta ad Allegri potesse essere salvata. Invece mi sbagliavo. Troppo grande l’opera demolitrice nell’ultimo triennio ad opera di un allenatore certamente sopravvalutato nella seconda fase juventina. Allegri ha lasciato solo macerie sulle quali non era più possibile erigere nemmeno una cuccia per cani. Si rassegnassero i teorici di “un allenatore vale un altro” perché tanto la differenza la fanno i giocatori. Può darsi, ma bisognerebbe capirne pure di giocatori e qui sarebbe ingiusto infierire. Tanto Allegri è il passato. Un trionfale passato remoto accompagnato da cinque scudetti ed eleganti contorni, ma un penoso passato prossimo con la miseria di una coppetta in tre anni. La rivoluzione attuata da Giuntoli è la ruspa che ha messo tutto a riposo e ha preparato il terreno per il futuro. Come non applaudire a questo entusiasmante mercato dal quale è lecito attendersi di tutto fino all’ultima giornata. L’arrivo di Nico Gonzalez e quello di Conceicao solo per citare gli ultimi colpi rappresentano le sorprese più recenti, per non parlare della vicenda Koopmeiners sempre più sulla strada per Torino. Ma le ciliegine in arrivo potranno essere anche altre. Da anni non si verificava, alla Juve, un mercato così sostanzioso e gratificato anche da un significativo numero a tre cifre nella casella dei ricavi da cessioni. Si rassegnassero i cultori nostalgici dell’”io l’avevo detto” perché rischiano di prendere freddo a furia di rimanere appollaiati sulla sponda del fiume con la speranza che le cose vadano male. Ci sarebbe da far notare che nella sola partita d’esordio non si sono mai sentiti levarsi tanti “finalmente” dalle case dei tifosi bianconeri sparse per l’Italia e ormai rassegnati da troppi anni a vedere squallore invece di gioco, delusioni anziché risultati. Thiago Motta ha fatto lustrare gli occhi a tutti con un calcio che ha mortificato ogni incubo in soli 90 minuti, sarà stato pure il Como, ma la Juve di Allegri era famosa per “brillare” proprio contro le piccole. Suvvia, il carro è largo e non aspetta altro che i ritardatari saltino a bordo. Con questa Juve, forse, ci sarà da divertirsi.
Paolo De Paola
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