L’ex tennista azzurro è intervenuto nel dibattito che sta agitando l’opinione pubblica mondiale: ecco il suo pensiero sul ‘caso’ Sinner
Una sfortunata coincidenza. Una leggerezza – che quando si tratta della presenza di sostanze dopati è comunque oggettivamente grave – che poteva esser pagata a prezzo altissimo e che in ogni caso ha tenuto sulle spine il tennista per diversi mesi. E tecnicamente non sarebbe ancora finita, dato che la Wada (l’agenzia mondiale antidoping) e la NADO Italia (agenzia antidoping italiana) potrebbero far ricorso contro la sentenza dell’Itia, l’International Tennis Integrity Agency che si è pronunciata in prima battuta sul caso della positività al Clostebol di Jannik Sinner.
La vicenda è ormai nota, essendo stata ricostruita nei più minimi dettagli. Nel trattare i muscoli del campione altoatesino, la pomata che aveva precedentemente usato il fisioterapista Giacomo Naldi per curarsi una sua ferita al mignolo della mano sinistra era entrata in contatto con una lesione della pelle del tennista.
L’unguento – il Trofodermin, acquistato dal preparatore personale di Sinner, Umberto Ferrara – conteneva la sostanza proibita Clostebol, rilevato in ogni caso in quantità infinitesimali. Pari addirittura a meno di un miliardesimo di grammo. Tanto è bastato – considerando anche la positività riscontrata in un secondo prelievo di urine fatto sempre dopo Indian Wells – per certificare il caso di doping. Involontario, certo. E soprattutto senza alcun dolo da parte del giocatore azzurro.
L’Itia ha tenuto in debito conto l’assenza di dolo, oltre che la quantità davvero irrisoria dei residui di Clostebol trovati sul campione altoatesino, decidendo per una semplice penalizzazione in classifica di 400 punti – quelli conquistati nel suddetto torneo – con relativa perdita dei 300mila euro di montepremi guadagnati con l’accesso alle semifinali.
Bertolucci sul caso Sinner, dalla parte della giustizia: “Qualcuno ha sbagliato”
Dopo la sentenza, si sono scatenate le più disparate opinioni sull’accaduto. C’è il partito degli ‘innocentisti’ e quello dei ‘colpevolisti’, con tennisti ancora in attività (leggi Nick Kyrgios e Denis Shapovalov) che si sono scagliati contro il numero uno del mondo invocando addirittura una squalifica di due anni che per inciso, date le abbondanti prove prodotte, non sussisterebbe affatto.
Sulla vicenda si è espresso anche, ai microfoni di ‘Fanpage.it’, Paolo Bertolucci, leggenda del tennis azzurro e da anni voce tecnica di Sky Sport nel commento dei grandi eventi trasmessi.
“Non faccio il tifoso come fanno in tanti, né ancor meno godrei in caso di condanna. L’impressione è che lui personalmente sia innocente, ma che il team abbia sbagliato“, ha esordito il 73enne di Forte dei Marmi.
“Se c’è da pagare, pagherà ma non sono né forcaiolo e neppure un tifoso che per partito preso lo assolve e lo combatte e difende contro l’attacco di chiunque. Io spero per il bene suo e del tennis italiano che possa continuare a giocare e che non succeda niente. Però mi atterrò a quello che verrà deciso“, ha concluso uno degli eroi della Davis del ’76.