Nell’editoriale di lunedì scorso anticipavamo un problema di chiara lettura che c’era nel Napoli. Tanta attesa ed aspettative ma l’entusiasmo (tanto) era giustificato solo dall’arrivo di Conte. Il resto è un Napoli fermo sul mercato. Poche entrate, una forse due di qualità, cessioni importanti ferme e 12 calciatori da Napoli in rosa. Pochi. Conte lo aveva fatto capire prima ma lo ha detto a chiare lettere, con i sottotitoli, dopo lo 0-0 in casa con il Modena. A Conte è capitato anche l’avversario peggiore in Coppa Italia perché chi affronta Bisoli è consapevole delle sue qualità difensive e che se vuole può non far segnare anche il Real Madrid. Con un pizzico di fortuna in più passava il Modena e al Napoli sarebbe sfumato, nella notte di San Lorenzo, il primo dei due obiettivi stagionali. Conte non può essere soddisfatto di un mercato paralizzato, fatto di troppi se e ma, affidato ad un Direttore giovane e forse preparato ma senza esperienza. Qui ci vuole gente per fare la guerra ma che finora ha usato solo pistole giocattolo in spiaggia. Sta avendo difficoltà Giuntoli alla Juve figuriamoci Manna a Napoli, senza Coppe e soldi. In tutto questo anche Antonio ha commesso un grande errore. Doveva pretendere da De Laurentiis piazza pulita dei giocatori del passato e invece ne ha fatto una questione di principio e si è imposto per far restare, ad esempio, Kvara e Di Lorenzo. Quando un calciatore vuole andare e quando i rapporti con la società si sono rotti nulla sarà come prima. Vanno lasciati andare. Lui le battaglie di mercato le ha vinte ma a cosa serviranno tanti calciatori scontenti durante l’anno? A Napoli il valore dei singoli è ancora drogato dall’anno dello scudetto; anno che non capiterà più, eravamo di fronte ad un fenomeno sovrannaturale ma che già lo scorso anno ha restituito al campo il reale valore di alcuni singoli. Conte avrebbe dovuto pretendere la cessione di 5-6 pedine (Meret, Di Lorenzo, Kvara, Osimhen ed altri) e da lì ricostruire con i suoi uomini pronti a tutto per la nuova avventura. Ne sta uscendo un mix senza troppa logica e con grandi ritardi. Tutto questo minerà il rapporto tra Conte e De Laurentiis. Perché la scelta del Mister era basata sul calmare la piazza e affidare ad un grande tecnico il progetto di rinascita. Quando, però, a parlare sarà di nuovo il campo e non tifosi o giornalisti allora inizieranno i problemi.
Nel frattempo sul telefono di Cristiano abbiamo inserito un promemoria al 19 agosto: Juventus- Como, prima giornata di campionato. Giuntoli, probabilmente, non credeva di dover affrontare cosi tante difficoltà per costruire la nuova Juventus anche se i problemi poi saranno di Thiago Motta se non inizierà a vincere tutte le partite. La verità è che sta chiedendo rinforzi da giugno e siamo a metà agosto con tanti casi irrisolti e pochi innesti inseriti. Troppi obiettivi sfumati. Inseguiti ma andati altrove. La Juventus non ha l’appeal di un tempo perché l’appeal l’ha perso il calcio italiano e oggi una squadra inglese di metà classifica è più competitiva a livello economico e di brand della nostra più stellata. Comunque finirà, Giuntoli porterà in porto la barca. Bisognerà capire solo le tempistiche e se arriveranno le seconde o terze scelte del piano iniziale. Una cosa è certa: fare mercato in Italia è diventata un’impresa ardua. I Direttori di oggi pagano i mille errori dei Presidenti, del passato e del presente. In Europa contiamo meno di zero, abbiamo affidato le nostre società ai procuratori e non abbiamo più soldi. Non abbiamo saputo trovare nuovi modelli di business. Siamo fermi ai diritti tv ma saltati quelli salta tutto il castello. Basti andare al piano di sotto e vedere come è messa la Lega di serie B a quattro giorni dal via.