Un errore arbitrale è costato l’eliminazione ai Giochi Olimpici. Non si placano le polemiche dopo la controversa decisione
Non c’è nulla di più frustrante per atleti, allenatori e tifosi che vedere un sogno infranto a causa di una decisione arbitrale palesemente errata. Quando si tratta di competizioni ai massimi livelli, come le Olimpiadi, dove ogni istante è carico di aspettative, sacrifici e passione, accettare un errore che influisce negativamente sull’esito di una partita può essere un fardello insopportabile.
Non si tratta solo di una questione di giustizia sportiva ma anche di rispetto per gli sforzi profusi da chi ha dedicato anni della propria vita per arrivare fino a quel punto. La consapevolezza che una decisione sbagliata, per quanto umana, possa vanificare tutto, crea un senso di impotenza e rabbia che va oltre il risultato stesso.
Questa frustrazione è esplosa in tutta la sua potenza dopo la controversa eliminazione dell’Italia dalla pallanuoto ai quarti di finale delle Olimpiadi di Parigi. Il Settebello, dopo una partita combattuta fino all’ultimo, ha visto le proprie speranze infrangersi nei rigori contro l’Ungheria, uscendo sconfitto per 12-10. Tuttavia, più del risultato, a far discutere è stata la decisione arbitrale che ha portato all’espulsione di Francesco Condemi durante il secondo quarto di gioco.
L’eliminazione del Settebello fa discutere, ecco come è finita
L’episodio chiave si è verificato quando Condemi, dopo aver tirato verso la porta avversaria, è stato sanzionato con un fallo, con conseguente annullamento del gol e la sua espulsione. Gli arbitri hanno ritenuto che il giocatore italiano avesse colpito volontariamente un avversario al volto, un gesto giudicato come ‘violento’ e meritevole di espulsione. Tuttavia, il CT dell’Italia, Sandro Campagna, ha definito la decisione “oscena e vergognosa”, sottolineando come fosse “scientificamente impossibile” commettere un fallo di quel genere durante un tiro, poiché l’atleta è concentrato sull’azione e non può intenzionalmente colpire l’avversario.
Le dichiarazioni di Campagna riflettono il profondo senso di ingiustizia vissuto dalla squadra e dai suoi sostenitori. “Dopo l’espulsione abbiamo giocato una partita epica” ha affermato il CT azzurro, “cuore, determinazione, testa, coraggio: c’era tutto e mi dispiace che non sia bastato”. Parole che sottolineano come, nonostante l’enorme sforzo profuso dagli atleti, sia stato impossibile superare l’ostacolo rappresentato da una decisione arbitrale giudicata inaccettabile. “Forse il sangue ha potuto impressionare” ha aggiunto Campagna, “ma nella pallanuoto ci si può tagliare anche con una ditata”. Un dettaglio, quest’ultimo, che amplifica ulteriormente la sensazione di un’immarcescibile ingiustizia.
La Federazione Italiana Nuoto ha presentato ricorso alla World Aquatics per ottenere giustizia dell’errore subito ma il reclamo è stato respinto, confermando l’eliminazione dell’Italia dalla competizione. La giuria ha ritenuto che non ci fossero sufficienti elementi per dichiarare un errore tecnico e ordinare la ripetizione del match. Tuttavia, questa decisione non ha posto fine alle polemiche. Al contrario, ha alimentato ulteriormente il malcontento, tanto che si sta considerando la possibilità di presentare un ulteriore ricorso al Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS) di Losanna.
Intanto il Settebello è tornato in acqua nella finale per il quinto posto contro la Spagna. Per protestare, gli azzurri hanno girato le spalle agli arbitri prima dell’inizio del match e giocato, volontariamente, in inferiorità per alcuni minuti. La Spagna si è poi imposta 11-9.