Nella canzone si parla di segreti, di menzogne e in sostanza di bugiardi, ma la terminologia è presa a prestito dal poker. C’è infatti il Texas Hold’em (“I wanna hold ‘em like they do in Texas”), ci sono le azioni di gioco (“Fold ‘em, let ‘em hit me, raise it”), il bluff (“‘Cause I’m bluffin’”), le carte (“play the cards with spades to start”) e persino il bankroll e il payout (“Take your bank before I pay you out”). Insomma, gli autori del testo Nadir Khayat e Stefani Germanotta (Lady Gaga) hanno voluto dire che il poker ha molto a che fare con la vita di tutti i giorni. E viceversa.
In verità, il termine “poker face” aveva già assunto un significato figurato anche prima della canzone. Era entrato nel linguaggio quotidiano per indicare una specie di sguardo neutro, un’espressione fredda e imperturbabile. In questo senso si possono trovare tanti esempi di poker face nella politica, negli affari e anche nello sport.
Un esempio di poker face sportiva è quello di Helen Wills che durante gli anni 20 e 30 fu capace capace di vincere 19 titoli del Grand Slam, inclusi otto Wimbledon. La Serena Williams di quel periodo aveva infatti uno stile freddo, privo di emozioni, quasi ignorasse i suoi avversari e il pubblico. Sempre uguale, vittoria dopo vittoria, torneo dopo torneo.
Ma avere una poker face al tavolo da gioco quanto è importante? Molto, se teniamo presente che il poker è un gioco ad informazione parziale: si conoscono solo le proprie carte e quelle del board, ma non quelle dell’avversario. Proteggere in tutti modi la propria mano equivale a proteggere l’ultimo tassello del puzzle che serve al nostro avversario per batterci.
Ecco perché nel poker bisogna possedere sia capacità di lettura del gioco avversario che di dissimulazione e protezione del proprio. Avere una poker face significa riuscire a nascondere le proprie emozioni dietro a un’espressione impassibile e imperscrutabile.