Tifosi di stucco dopo l’ammissione delle due leggende dello sport azzurro: c’è il parallelo tra Sinner e Maradona
Parli, guardi e vivi le Olimpiadi esaltandoti per alcune medaglie inaspettate, celebrando quelle di atleti che invece erano attesi al proscenio, e non può non venire in mente chi ha legato per sempre la propria fama e il proprio status alle straordinarie imprese compiute proprio nelle kermesse a cinque cerchi.
Da Juri Chechi e Federica Pellegrini passando per Valentina Vezzali, gli esponenti delle varie Federazioni azzurre hanno dato lustro al nostro Paese incamerando medaglie e portando l’Italia sul tetto del mondo nelle rispettive discipline. E poi ci sono loro. Che di medaglie olimpiche in totale ne hanno vinte ben 6, con ben 5 ori ed un argento.
Già oggetto di appassionate telecronache del compianto Gian Piero Galeazzi, i fratelli Abbagnale sono delle autentiche leggende non solo dello sport azzurro, ma di quello mondiale. Intervistati da ‘Ilcorriere.it’, i consanguinei hanno parlato del loro approccio allo sport che li ha visti primeggiare per oltre 10 anni.
Nella memoria degli sportivi italiani riecheggia soprattutto la magica coppia composta da Carmine e Giuseppe, ma lo stesso Agostino si è reso protagonista di clamorose imprese vincendo addirittura 3 Ori olimpici tra Seul 1988 e Atlanta 1996, oltre ad altri ori ottenuti, come i fratelli, nei Campionati mondiali di categoria. E non dobbiamo dimenticarci di Vincenzo, il figlio di Giuseppe, avviato allo sport di famiglia dal padre e dagli zii.
“Più Sinner che Maradona”: i Fratelli Abbagnale stupiscono ancora
“Io, mio fratello e mio figlio Vincenzo ci rivediamo più in Jannik Sinner che in Diego, il suo modo di interpretare lo sport è simile al nostro”, ha esordito Giuseppe. “Maradona era sempre al centro dell’attenzione, un genio esagerato che ha incarnato lo spirito napoletano. Noi siamo bravi ragazzi, umili e mai contenti come Jannik. Sinner è un Abbagnale con la racchetta in mano”.
Parlando poi del suo rapporto col figlio Vincenzo e dell’approccio allo sport messo in atto con lui, Giuseppe ha parlato in termini che hanno ricordato da vicino l’esempio del tennista azzurro con la sua famiglia.
“Non l’ho mai spinto o scoraggiato, questo è uno sport che pretende molto sacrificio e se non sei tu a sceglierlo ti uccide. Da padre sono contento che abbia deciso di seguire le mie orme anche se ha un cognome che pesa“, ha concluso Giuseppe.