Ha dell’incredibile il rituale scaramantico di un atleta medagliato alle Olimpiadi di Parigi: “Non lavo via il sudore della vittoria”
Con l’oro nei 200 misti sono quattro le medaglie del metallo più prezioso al collo del nuotatore francese Leon Marchand, sempre più superstar dei Giochi Olimpici di Parigi 2024. Un’impresa, quella dell’idolo di casa, come si suol dire, da raccontare ai nipoti.
D’altronde, la vittoria, soprattutto nel più importante appuntamento sportivo, le Olimpiadi appunto, ha un sapore speciale e per questo indimenticabile. Sensazioni, emozioni per aver coronato il sogno di tutta una vita che rimangono addosso, appiccicati alla pelle come il sudore che bagna i muscoli scolpiti di un atleta che ha appena conquistato una sospirata medaglia olimpica.
Fugaci attimi di euforica ebbrezza da cristallizzare, eternare perché non hanno eguali per chi ha versato litri di sudore per salire sul podio olimpico come conferma la singolare superstizione di un medagliato a Parigi 2024: “Non lavo via il sudore della vittoria“.
Il mondo dello sport è pieno di superstizioni. Non c’è un atleta che non abbia un proprio rituale apotropaico, a volte alquanto bizzarro. A titolo d’esempio, il ruspante Oronzo Pugliese, che ha ispirato l’iconico Oronzo Canà (interpretato magistralmente da Lino Banfi) del cult ‘L’allenatore nel pallone’, era solito spargere sale sul manto erboso e, dove glielo consentivano, arrivava in campo con una gallina al guinzaglio e la legava alla panchina.
Ebbene, quanto rilevato dal pugile ispano-cubano Enmanuel Reyes Pla non ha nulla da invidiare ai riti scaramantici del pittoresco tecnico barese: “Quando inizio una competizione non lavo i miei collant (li indossa sotto i pantaloni, ndr) con il sapone finché l’intero torneo non è finito. Dopo la gara li lavo solo con l’acqua, senza sapone perché così il sudore della vittoria rimane lì. Io lo faccio anche con la maglia ma è più difficile ripeterlo (a seconda dell’angolo che un boxeur occupa cambia il colore della sua maglia, ndr)”.
Un rituale scaramantico che ha funzionato visto che il 31enne pugile – che ha lasciato la natia Cuba in cerca di opportunità che il Paese caraibico non gli concedeva – ha regalato la prima medaglia alla boxe spagnola dai Giochi Olimpici di Sidney 2000.
E voi che storcete il naso, pardon, vi turate il naso, ricordate che nell’antica Roma il sudore dei gladiatori – gli atleti ante litteram – veniva venduto a caro prezzo in quanto considerato un potente afrodisiaco. Invece per il 31enne ‘profeta’ del ring il proprio sudore è letale per i suoi avversari quanto un jab ben assestato. Chi può nutrire il minimo dubbio in proposito?
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