Editoriale Calcio

Le patate bollenti: Chiesa, Osimhen, il mediano del Milan, il quinto dell’Inter, Koopmeiners

A -27 dalla fine del mercato e -2 settimane dall’inizio del campionato, ci sono due nomi che non conoscono ancora il proprio futuro e sono molto più importanti degli altri incerti per quel che riguarda forza, status e effetto domino che avranno su mercato e equilibri. Due patate bollenti gigantesche che al 3 agosto navigano ancora nell’ignoto ed è francamente incredibile. Poi a corredo, delle altre patatine se non bollenti quantomeno bruciacchiate e fritte male, ma comunque di discreta importanza.

Ma chi prende fuoco non possono che essere Chiesa e Osimhen, il miglior giocatore di movimento italiano e uno dei migliori centravanti al mondo.

La situazione Chiesa è davvero oscena: ognuno ha giustamente davanti il proprio interesse, tanto il club quanto il giocatore, ma è oggettivamente inimmaginabile che quello che è uno dei giocatori tecnicamente più importanti della Serie A non abbia ancora alcuna idea della propria collocazione, così come lo è che un club come la Juventus con così poco tempo a disposizione sia così appesa.

Ed è facile pensare che si arrivi a fine mercato: la Juve giustamente pretende i 25 milioni del valore di mercato di Chiesa; il giocatore pretende o di andare via a zero il prossimo anno scegliendo la destinazione e guadagnando con bonus alla firma, o di andare via adesso ma dove la situazione tecnica sia ritenuta alla propria altezza: gli eventuali compratori non ci pensano proprio a risolvere la situazione, e se non arriva una importante di Premier è facile che si arrivi a una offerta solo di prestito con diritto di riscatto magari a certe condizioni di presenze e gol. E se fosse solo dall’Italia, probabile che la Juventus decida piuttosto di tenersi Chiesa in casa e magari sperare di lavorare sulla situazione in corso d’opera.

Più semplice e al contempo più complicata la situazione Osimhen: trovare uno che offra 100 milioni, cash o con giocatori però graditi al Napoli. Nel frattempo De Laurentiis ha fatto sapere al Chelsea che gradirebbe 70 milioni (trattabili, si può scendere a 65) + Lukaku, ma i Blues al momento nicchiano. Gli agenti del nigeriano parlano con l’Arsenal, ma 100 milioni sono tanti. Il PSG fa il duro, e non ci pensa minimamente ad andare oltre gli 80. E anche qui, la possibilità di arrivare a fine mercato per tirare il collo all’interlocutore è altissima.

Al Milan manca ancora il mediano, Fofana è lontano, ma ancora non si muove, e i rossoneri sperano che i francesi scelgano il basso sicuro piuttosto che l’alto incerto, anche se prezzo e giocatore lo rendono il classico acquisto possibile per la Premier degli ultimi giorni.

L’Inter da 3 mesi, pure 4, gioca sul quinto attaccante. Soldi non ce ne sono, e adesso c’è anche la stretta della proprietà sui parametri zero in età avanzata, il che rende difficilissimo il lavoro della dirigenza. Che a sua volta non ha la propria migliore qualità nel piazzare gli esuberi, e quindi il rischio di doversi piangere Arnautovic e Correa fino alla fine è alto (con Carboni allocato solo in prestito). Nel frattempo Gudmunsson si avvicina alla Fiorentina, e l’Inter rischia di dover pensare solo a riserve di squadre di medio-bassa classifica come Bonazzoli (e a quel punto, tanto vale rimanere così).

Ultimo ma non ultimo Koopmeiners. Come Todibo ha già l’accordo con la Juventus, ma ce l’aveva anche Calafiori. L’Atalata vuole 65 milioni, forse ne sconterà 5, e la Juve conta che la fine del mercato porterà i bergamaschi ad accontentarsi. Ma attenzione perché in questo caso la situazione è differente, e la Dea non ha bisogno di vendere…

Tancredi Palmeri

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