Un pilota al sicuro non è se ce lì attorno Marquez. Con il rischio gioca sempre perché per lui nulla d’impossibile c’è. Sempre molto audace, questo è Marquez.
Quella che doveva essere una giornata di celebrazione e festa è stata invece oscurata da una manovra poco consona che ha rischiato di trasformare un evento di beneficenza in un dramma sportivo. La Lenovo Race of Champions, organizzata dalla Ducati a Misano, è stata segnata dall’ennesima controversia legata a Marc Marquez, il noto pilota spagnolo del team Gresini, futuro portacolori della squadra ufficiale Ducati al fianco di Pecco Bagnaia.
L’ultima curva della gara di esibizione, che vedeva la partecipazione di numerose stelle delle due ruote, si è trasformata in un incubo per Nicolò Bulega. Il pilota italiano, attualmente in lotta per il titolo mondiale Superbike con l’alfiere della BMW Toprak Razgatlıoğlu, è stato involontariamente messo fuori gioco da Marquez, che cercava di conquistare il podio dietro a Bagnaia e Andrea Iannone.
La manovra ha visto Marquez entrare in contatto con Bulega, facendolo cadere rovinosamente. Le immagini del pilota italiano nella ghiaia, con le braccia aperte in segno di sommo sbigottimento, hanno reso perfettamente l’idea del suo sgomento e della sua frustrazione per quanto accaduto. Inizialmente, si è temuto il peggio, con la possibilità di un infortunio serio alla spalla sinistra di Bulega. Fortunatamente, gli esami medici hanno escluso danni gravi, ma l’incidente ha comunque portato il pilota a concludere prematuramente la sua World Ducati Week, decidendo di tornare a casa.
La difesa di Marquez non è tardata ad arrivare. “Ho fatto una manovra normale” ha dichiarato lo spagnolo al termine della competizione, sostenendo di non essersi accorto del contatto. “Ho solo sentito il rumore di una moto che rotolava nella ghiaia. Non so se Bulega abbia provato a frenare prima per chiudere la porta, io so di aver fatto una manovra normale”. Tuttavia, le sue parole non sono bastate a placare l’immarcescibile divampare delle polemiche. Sebbene Marc si sia recato nel box Aruba per scusarsi, la sua azione ha riacceso il dibattito sulla sua propensione a scatenare, seppur involontariamente, incidenti in pista.
La pericolosità della manovra di Marquez non può essere sottovalutata. Pochi attimi avrebbero potuto fare la differenza tra un semplice spavento e un infortunio grave, un dramma che avrebbe potuto compromettere seriamente la stagione di Bulega e di conseguenza la sua lotta per il titolo mondiale Superbike. Questa non è la prima volta che Marquez si trova al centro di simili episodi, una costante che, seppur di poco, ha macchiato la sua scintillante carriera da pilota.
La domanda che ora riecheggia tra gli appassionati e gli addetti ai lavori è una sola: se questo è il comportamento di Marquez in una gara amichevole e di beneficenza, cosa ci si può aspettare il prossimo anno quando sarà in competizione ufficiale al fianco di Bagnaia in MotoGP? L’incidente di Misano ha sollevato preoccupazioni legittime sulla sicurezza in pista e sulla necessità di un maggiore controllo e disciplina da parte dei piloti, soprattutto in eventi che dovrebbero celebrare la sportività e la passione per le due ruote.
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