A Roma l’imponderabile non esiste. Con i Friedkin, soprattutto. Perché dopo Mou, Dybala e Lukaku era lecito aspettarsi anche quest’estate un colpo di quel tipo. Uno sì, non addirittura due. E allora Dopo il 10 e mezzo, ecco il 9. La Roma è entrata a gamba tesa sul mercato dopo una fase di studio e dopo aver provato ad aspettare Federico Chiesa. Soulè è stato l’antipasto d’oro al bomber scippato all’Atletico Madrid. Artem Dovbyk vestirà il giallorosso, l’ultima offerta arrivata dalla Capitale sfiora i 40 milioni della clausola. Investimento oneroso e sforzo importante da parte dei Friedkin, lo stesso fatto per Abraham tre anni fa. Abraham che a questo punto diventa il primo nelle lista delle uscite. Non l’unica perché la Roma dopo i 93 milioni spesi tra Soulè, Dovbyk e Le Fèe ha bisogno di cedere almeno un altro giocatore. E’ vero che i paletti economici dell’anno scorso non ci sono più, è vero che il club giallorosso si è liberato di ingaggi pesanti come quelli di Lukaku, Renato Sanches, Aouar e Spinazzola, però qualche sacrificio sarà necessario. E in questo senso tutte le strade portano a Edo Bove. Un figlio di Roma che per proseguire nella sua ascesa ha bisogno di giocare e in questo centrocampo giallorosso soprattutto dopo l’arrivo di Le Fee faticherebbe a trovare spazio. I tifosi giallorossi sono passati dallo sconforto iniziale per un mercato in stand by all’apoteosi totale per l’arrivo di Soulè, perché a Roma non esistono mezze misure. E il punto è proprio questo e lo sarà sempre. O è Paradiso o è Inferno. O prendi la piazza giallorossa così com’è o la lasci andare. L’accoglienza riservata a Soulè è sembrata a molti quasi surreale, perché di fronte al momento c’è un prospetto di campione. I tifosi delle altre squadre commentando il delirio di Fiumicino hanno scritto sui social: “eccoli, i soliti campioni di luglio”. Perché poi se le cose non dovessero andare bene, tutto questo entusiasmo potrebbe essere un boomerang. Ma i tifosi lo sanno e da sempre accettano questo “rischio”, perché il cuore, la passione e l’entusiasmo riescono sempre ad essere più forti di qualsiasi cosa e ad andare oltre. Oltre le delusioni, oltre i risultati. Anche Ghisolfi in questo momento sembra il miglior direttore sportivo del mondo. Come lo è stato in passato anche Tiago Pinto. E’ Roma, è un mondo a parte.
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