L’ex direttore sportivo del Napoli Mauro Meluso ha parlato in esclusiva a SPORTITALIA. Di seguito le sue parole, che ovviamente partono da alcuni casi che hanno visto protagoniste pedine di rilievo assoluto dell’assetto partenopeo: “Ci sono stati dei problemi che ci siamo portati a lungo, come Zielinski. Di Lorenzo ha avuto, come ha dichiarato, un attimo di incertezza per vari motivi. L’annata negativa ha segnato i ragazzi, gli allenatori che si sono succeduti e anche il club. Di Lorenzo ha riflettuto sul da farsi, è uno dei migliori terzini del mondo. Liti? Può succedere qualche diverbio. Non posso raccontare cose di spogliatoio. Di Lorenzo ha avuto un attimo di tentennamento e di incertezza, ma è una gran persona, un grande professionista. Mi sembra che la situazione si sia regolarizzata, aveva firmato un contratto di altri quattro anni”.
Su Rudi Garcia: “In quel momento l’avrei esonerato, eravamo d’accordo per esonerarlo. Era un momento particolare, la squadra aveva bisogno di una scossa e la decisione è stata presa collegialmente. Strada facendo è lunga da spiegare, ci sono cose molto riservate che non è giusto dire. Nel momento del suo esonero eravamo ancora quarti, con un obiettivo perseguibile. Vedevamo la squadra in perdita di entusiasmo e di fiducia nell’allenatore”.
Su Mazzarri: “E’ un allenatore che ha fatto molto bene nel passato al Napoli. E’ arrivato in un momento particolare, non era semplice. Se facciamo un’analisi della media punti, Mazzarri è andato anche meglio di Calzona. E’ stata un’annata dai contorni grigi, a parole difficile da raccontare”.
Domande secche del direttore Criscitiello con risposte secche: “Errore andare a Napoli? No. Torneresti Da De Laurentiis? Sì. Garcia l’avresti esonerato? Sì. Mazzarri l’avresti preso? Sì. Calzona l’avresti preso? Sì. Osimhen andrà via? Nella sua gestione, come quella di Zielinski, qualcosa si è sbagliato. Nel momento in cui c’era un’offerta così alta per Osimhen (c’era stata una grande offerta di una big europea), forse dovevamo agire diversamente. Zielinski? L’abbiamo perso a parametro zero, mi assumo la responsabilità. Ogni situazione ha la sua storia e le sue dinamiche. Oggettivamente perdere Zielinski a zero non è stata una buona cosa. Forse ci sono state valutazioni economiche troppo elevate dall’entourage del calciatore. Alcune situazioni hanno portato a questo stato di cose”.
Sulla differenza di rendimento nel giro di un anno. Qualcuno si è montato la testa? “Lo escludo – dice Meluso -. Ho sempre avuto un grande rapporto con i ragazzi, nessuno ha pensato di essere alla conclusione del percorso dopo la vittoria dello Scudetto. Quel virus non è entrato. Difficile trovare persone con così importanti lavori umani. Cosa quasi impossibile che si passi da più 40 a meno 40 nel giro di otto mesi”.
Ciclo finito? “No. Secondo me la corsa si può riprendere, si è rimessa la chiesa al centro del villaggio e sicuramente l’ingaggio di Conte, che non deve essere un parafulmine per tutti, ma un aspetto positivo, perché ha una grande personalità, ha grande senso della vittoria. Sono convintissimo di questo, il mercato quest’anno è importante. Spinazzola, Buongiorno, Rafa Marin sono profili di ottimo livello, che aiuteranno a sistemare le cose per ripartire immediatamente. I tifosi non fanno i punti”.
Come accettare un ruolo così importante il 12 luglio 2023? “E’ vero, ma ero entusiasta della chiamata di De Laurentiis. Io abito a Teramo, nonostante sia calabrese. Mentre andavo in macchina in Abruzzo, pensavo ad andare nella squadra che aveva vinto lo Scudetto. Per responsabilità mia non sono riuscito a coglierla nel miglior modo possibile. L’esperienza è un valore aggiunto ma non è un asset, deriva dagli anni fatti”.
Il suo successore, Manna, è stato liberato molto tempo prima dalla scadenza di contratto “Ovviamente alcune sono cose riservate, non credo sia elegante rispondere su cose di una società per la quale non lavoro più. Io sono arrivato il 15 luglio, ma ovviamente, in situazioni dove si era già avanti in tanti aspetti. Il mio approccio era volto a portare le mie idee pian piano. Sono nel calcio da quando sono bambino, ora ho 59 anni, dunque il calcio lo conosco bene. Essendo entrato in una società che aveva appena vinto lo Scudetto, serviva tempo. L’ho avuto successivamente, ma non sono stato in grado di incidere facendo qualcosa di dirompente per farsi sentire e ascoltare. Questa è la mia responsabilità. A Lecce ho vinto due campionati, dalla C alla A, potendo lavorare da gennaio, sono stato lì quattro anni e programmando bene”.
Come è possibile che poi, in inverno, venga fatto saltare il banco con il mega contratto a Osimhen, calpestando tutte le situazioni precedenti? Dunque Zielinski e Kvara… “Fermo restando che, al di là dei patti di riservatezza, io sono riservato per natura. La cosa più urgente era Osimhen, che aveva il contratto in scadenza nel 2025. Era urgentissimo portarlo all’estate 2024 con due anni di contratto. Se non hai un contratto lungo, il giocatore perde valore. Sono le regole del mercato. E’ evidente che puoi creare delle disuguaglianze che possono incidere. Osi era riconosciuto universalmente come pedina più importante”.
Sulla Nazionale: “Ho sentito tante cose, si è parlato del semi-fallimento della Nazionale. La colpa nella preparazione fisica? Ho conosciuto Sinatti, preparatore atletico di livello mondiale. Non dobbiamo dimenticare che non ci siamo qualificati ai Mondiali per nostre deficenze e lacune, per non esser passati meritatamente. Questo deve farci riflettere: non nascono più i Del Piero e i Totti. Ho sentito una dichiarazione di Sticchi Damiani in Senato. Parlava di una lettera C della Legge Melandri, mai recepita. Un paragrafo che parla dell’incentivo economico alle società per i giocatori formati per 36 mesi (dai 15 ai 21 anni) nelle società di appartenenza. Solo quest’anno è stata recepita, andava applicata molto prima per l’investimento nei settori giovanili. Credo che bisognerebbe essere un po’ più radicali. Bisognerebbe concertare le istituzioni europee e gli Stati per far sì che, vista la specificità del calcio, siano messi dei paletti chiari. Per esempio, tutte le squadre professionistiche dovrebbero mettere cinque italiani in lista in ogni collettivo dei settori giovanili. Vista la necessità della creazione di un prodotto autoctono, questo è fondamentale. Quando vai a formare una rosa di A, devi avere quattro giocatori creati nel settore giovanile. Ma questo non basta: tutte le squadre devono investire nei settori giovanili con giocatori italiani”.
Su Nathan: “Quando sono arrivato era già in arrivo. E’ un ottimo giocatore, credo che rientri nei sei-sette difensori che il Napoli terrà. Ha qualche richiesta”.
Sul mercato delle big: “Juve? Mi piacciono molto Todibo (uno dei migliori difensori in Europa) e Koopmeiners, con questi due acquisti la Juve farebbe un cambiamento radicale in positivo. E Motta mi piace moltissimo. Tanti cambi tecnici: Fonseca alla Roma l’ho apprezzato, pretende di determinare la gara comandando il gioco nella metà campo avversaria. Conte? Sicuramente avrà un buon impatto”.
Griglia Scudetto: “Lotteranno per lo Scudetto Inter, Napoli, Milan, Juve e Atalanta. Per il primo posto lotteranno queste cinque. L’Inter può aprire un ciclo, ma dipende come finirà il mercato. La Juve potrebbe fare un grosso salto in avanti con l’acquisto di Todibo e Koopmeiners, inserendosi appieno nella corsa. Lo stesso vale per il Napoli, che deve completare ancora la squadra”.