Djokovic rischia molto, alle Olimpiadi può vivere un vero dramma: cosa sta succedendo al tennista serbo
Il momento della verità si avvicina per Novak Djokovic. I Giochi olimpici di Parigi sono ormai arrivati, e il numero 2 al mondo sa benissimo che questa potrebbe essere l’ultima grande occasione della sua carriera per regalare un sogno a tutto il suo paese, la Serbia. Con il forfait di Sinner, le chance di medaglia per Nole sono aumentate a dismisura. Ma forse anche per questo motivo il rischio è adesso ancora più grande.
D’altronde, Djokovic porta con sé il ricordo di una serie di fallimenti olimpici davvero clamorosi, anche quando era più giovane e, almeno sulla carta, nel pieno della sua carriera. Basti pensare a quanto accaduto a Tokyo tre anni fa. Avanti di un set e di un break in semifinale contro Zverev, avversario che in carriera aveva sempre domato e dominato, il serbo nell’occasione è crollato all’improvviso e si è fatto rimontare.
Una foto chiarissima di quanto la pressione, a volte, possa giocare brutti scherzi anche a fuoriclasse come Djokovic. Pressione che, nel 2021, gli costò addirittura il bronzo, conquistato contro il serbo da un giocatore di livello estremamente più basso come Pablo Carreno Busta. Un ricordo amarissimo che a Parigi Nole vorrà a tutti i costi cancellare. Ma proprio per questo il rischio flop è davvero dietro l’angolo.
Con Sinner fuori dai giochi, e con Alcaraz chiamato a vivere un’esperienza unica come quella dei Giochi dopo l’impresa della doppietta Roland Garros-Wimbledon, Nole è sicuramente tra i favoriti del tabellone ATP per arrivare a medaglia. Di che metallo, è tutto da vedere.
Molto dipenderà anche da come riuscirà a gestire la pressione. Ne è convinto anche Marco Panichi, ex preparatore atletico del serbo. Intervenuto ai microfoni di ‘Tennis Talk’, su ‘SuperTennis’, ha infatti confermato quale sia il vero rischio di Djokovic in queste manifestazioni. Un pericolo che nasce dal troppo amore.
“Quando deve difendere la maglia della sua Nazionale, Djokovic sente una pressione enorme“, ha raccontato Panichi, portando come esempio quanto accaduto nella carriera di Nole ogni volta che ha rappresentato il suo paese: “Sappiamo quanto ha vinto e cosa ha vinto, eppure quando gioca competizioni a squadre, anche non così prestigiose, come l’ATP Cup o la United Cup, sente una pressione incredibile”.
Non a caso, Panichi ricorda come sia riuscito sì a vincere la United Cup, ma solo giocando malissimo, al di sotto del suo livello abituale. Per quanto sia un fuoriclasse assoluto, la pressione di un intero popolo non ha mai imparato a gestirla: “In queste manifestazioni entra in campo con una tensione mostruosa“.
E considerando che Parigi potrebbe rappresentare l’ultimo appuntamento olimpico, il rischio che la pressione possa essere ancora più schiacciante è altissimo. Anzi, è quasi una certezza. La speranza dei suoi tifosi è che però stavolta tutta quella tensione possa trasformarsi in una molla in più, in nuova energia per cercare di realizzare l’ultimo grande sogno di una carriera inimitabile.
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