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Ciclismo

Pogacar spaziale: Giro-Tour, ora l’infinito. Storia di un mito pronto a diventare leggenda

2 agosto 1998: il Tour de France si chiude a Parigi, ad aprirsi è una pagina nella storia del ciclismo. Marco Pantani conquista la Grand Boucle realizzando la doppietta tanto ambita e sognata, ma realizzata solamente da 7 corridori: Eddy Merckx 4 volte, Bernard Hinault 3 volte, Fausto Coppi 2 volte, Jacques Anquetil 2 volte, Miguel Indurain 2 volte, Stephen Roche 1 volta e, appunto, Pantani.

Non pensiamo mai abbastanza agli scherzi del destino. Il 21 settembre del 1998 nasce a Klanec, in Slovenia, Tadej Pogacar. Nemmeno due mesi dopo il trionfo di Pantani, ecco una futura stella. A distanza di 26 anni ci troviamo a riaggiornare il manuale degli annali, un’enciclopedia elitaria tenuta saldamente chiusa da un’impresa fortemente complicata.

21 luglio 2024: Nizza è testimone della storia. Il Tour de France si conclude con una cronometro individuale di 33,7 km, con partenza da Monaco. Tadej Pogacar, di giallo vestito, ha già blindato, con cinque acuti, la vittoria finale. Due mesi prima aveva strapazzato la concorrenza al Giro d’Italia (“È stato un buon allenamento”, ha più volte ribadito, con tono scherzoso, ma non troppo), lo sloveno della UAE ha trasformato il Tour nel giardino del suo divertimento, facendo il bello e il cattivo tempo sulle salite, senza dare neanche la minima possibilità di duello al rivale che nei due anni precedenti l’aveva battuto: il danese Jonas Vingegaard.

Guizzi di strapotere, salite spianate a numeri impressionanti, record su record nei tempi di scalata e quella naturale predisposizione a intrattenere il pubblico, animando le tappe a colpi di allunghi. Pantani scattava per “alleviare l’agonia”, Pogacar non lascia spazio alla razionalità. Non fa parte della sua essenza: l’istinto prevale nella sua scansione temporale.

In questo Tour ha tirato fuori la migliore versione di se stesso: padrone assoluto della corsa, cannibale nei risultati (82 vittorie in carriera, still counting), una meraviglia dietro l’altra, scatti brucianti e irruzioni in progressione: così ha deliziato il mondo con pennellate pregiate ed efficaci.

Da Firenze a Nizza, passando per i Pirenei e le Alpi: il vento sloveno soffia forte sulla strada e il tempo sparisce in fretta, viene inghiottito dalle speranze di contrastarlo. È più di una stella, è il prezioso spettacolo di una gioia che brilla di luce propria.

La doppietta Giro-Tour è il dipinto mozzafiato di chi sale sui pedali per trasformare il mito in leggenda.

 

Niccolo Anfosso

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