In attesa della grande occasione di riscatto che si presenterà alle Olimpiadi, Jannik Sinner fa ancora i conti con la delusione di Londra
Forse per la prima volta, sebbene col senno del poi, tutti siamo d’accordo con quella che, al momento del pronunciamento, qualcuno aveva letto come l’ennesimo esercizio d’invidia di Nicola Pietrangelli: “Ora viene il difficile per Jannik, perché tutti si aspetteranno sempre il massimo da lui“, aveva detto il capitano non giocatore dell’Italia nel trionfo in Davis del 1976 subito dopo il traguardo di numero uno del mondo raggiunto dal tennista altoatesino.
E aveva assolutamente ragione: sarebbe bastato scorrere i social all’indomani della sconfitta del campione di San Candido nel match di quarti di finale a Wimbledon contro Daniil Medvedev per accorgersene. Qualche scricchiolio, all’interno dell’umore dei tifosi italiani, si era già avvertito eccome anche dopo Parigi, quando però la gioia della leadership mondiale- mai raggiunta prima da un giocatore italiano – aveva in effetti preso il sopravvento.
Il continuo paragone con Carlos Alcaraz, più giovane di un anno e mezzo ma già trionfatore in 4 prove del Grande Slam contro l’unico successo ottenuto da Jannik in Australia, non ha fatto altro poi che ‘peggiorare’ la situazione. Anche Adriano Panatta, fresco di critiche a Sinner per i troppi errori non forzati commessi nel match londinese contro Matteo Berrettini, era accorso in aiuto dell’allievo di Simone Vagnozzi dopo i Championships.
L’ex campione aveva sottolineato come anche nel tennis non esista l’imbattibilità. Sinner è un giocatore che perde poco e solitamente solo con i primi cinque giocatori al mondo, ha ribadito, evidenziando come la gente si sia abituata al livello di Jannik degli ultimi mesi. “Non è un robot e non si può pretendere la perfezione. Abbiamo un grandissimo giocatore che ogni volta che parla dice cose sensate e intelligenti”, aveva detto l’ex campione.
Sulla stessa lunghezza d’onda dell’ex giocatore romano, ecco intervenire sulla questione anche Paolo Bertolucci. Uno che ha sempre evidenziato i progressi del 22enne azzurro senza esagerare in aspettative irrealistiche e senza pretenderne l’infallibilità.
Il compagno prediletto di Panatta in nazionale è intervenuto nella trasmissione ‘Tutti Convocati‘ chiarendo il suo pensiero sulla situazione. ‘Non si può vincere sempre’ è il succo del Bertolucci-pensiero, assolutamente allineato con la stragrande maggioranza degli addetti ai lavori sull’argomento. “Abbiamo il giocatore, adesso bisogna educare gli italiani: non si può sempre vincere. È numero uno, teniamocelo stretto e cerchiamo anche di imparare qualcosa dai suoi modi”.
Una situazione quindi particolare quella che vive Sinner, che andrà anche aiutato, supportato e compreso dai tifosi anche nei momenti di difficoltà.
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