Una Serie A sempre più spagnola, nell’estate in cui gli iberici hanno vinto l’ennesimo Europeo. Dal Como, guidato da Fabregas e che sta per accogliere nuovi rinforzi provenienti dalla Liga, al Milan che punta sul capitano delle Furie Rosse Alvaro Morata.
In esclusiva per SPORTITALIA è intervenuto per parlare di alcuni giocatori spagnoli il tecnico Pablo Martin Franco, che attualmente allena l’AmaZulu FC in Sudafrica e che in passato è stato vice di Lopetegui al Real Madrid.
Che contributo ha dato De La Fuente affinché la Spagna tornasse subito a vincere, nel pieno del ricambio generazionale?
“Ha portato fiducia, perché fin dal primo giorno ha dichiarato pubblicamente che eravamo i migliori e che avremmo vinto, anche se non eravamo tra le squadre favorite. Poi normalità e tranquillità, con una gestione molto simile a quella di Del Bosque, che tanto ci ha dato in Spagna. Infine continuità, ad una generazione di calciatori, con la maggior parte di loro aveva già formato e ad un modello che è il DNA della squadra spagnola”.
Morata al Milan. In Spagna è criticato per i numeri, ma non crede che sia perfetto per le esigenze di Fonseca, che ha chiesto di un attaccante capace di giocare anche senza spazi? Leao e Pulisic si incastreranno bene a lui?
“Conoscete bene Morata in Italia e sapete quale può essere il suo contributo. Ha esperienza e un palmaers al livello di un club come il Milan. E’ abituato a giocare con grandi giocatori al suo fianco, con Leao e Pulisic si capirà bene. Penso che sia più bravo ad attaccare gli spazi che a restare fermo, ma ha giocato anche in squadre dominanti dove viveva di più in area”.
Cosa hai pensato la prima volta che hai visto Vinicius allenarsi da vicino?
“Quando Vini arrivò al Real Madrid era ancora molto giovane ma già si distingueva per potenza e audacia. Tecnicamente era lontano dal resto dei suoi compagni, ma la sua umiltà nell’accettare di andare a giocare con Castilla e il suo lavoro quotidiano lo hanno fatto migliorare molto e velocemente. All’epoca non erano in molti a immaginare che quel giocatore potesse arrivare ad ambire di vincere il Pallone d’Oro. Il club ha avuto una grande visione quando lo ha ingaggiato”.
Che tipo di leader è Varane in campo?
“Varane è un leader silenzioso. Uno dei migliori difensori centrali degli ultimi quindici anni. Viene da un’esperienza complicata a Manchester ma penso che sia un difensore centrale che si adatta alla filosofia dell’allenatore, con un buon piede per uscire in gioco e la capacità di difendere ampi spazi”.
Andrà a Como con Fábregas e Reina. Siete curiosi del progetto di questa squadra ambiziosa?
“Seguo la squadra perché conosco Dani Guindos e il progetto sembrava già molto bello l’anno scorso quando presero la squadra, ottenendo una promozione storica. Penso che ingaggino buoni calciatori, adatti al loro stile di gioco e che abbiano una visione molto chiara di ciò che vogliono dal progetto e di come vogliono realizzarlo”.
Si diceva che il Milan fosse vicino a ingaggiare Lopetegui, ma i tifosi non erano così contenti del suo nome. Pensa che sia un allenatore che merita maggiore considerazione?
“Julen Lopetegui è uno dei migliori allenatori al mondo e i suoi risultati lo ribadiscono. Il lavoro che abbiamo fatto a Madrid è stato molto buono. La partenza di Cristiano lasciò un vuoto di gol e, nonostante la squadra giocasse un ottimo calcio (ricordo come esempio il 3-0 in Champions League contro la Roma al Bernabéu) le occasioni da gol non si concretizzavano sempre e sono costate punti. Quando sei al Real Madrid non puoi permetterti di vincere e non vincere: devi vincere sempre. Quando il club ha deciso di cambiare, tutti i giocatori hanno elogiato pubblicamente Lopetegui come allenatore e come persona, cosa difficile da vedere nel mondo del calcio”.
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