Conte è già al comando. Morata giusto per il Milan con un’obiezione. La strategia Juve

Antonio Conte ha preso il comando del Napoli con l’autorevolezza di sempre. Sembra lì da qualche anno, ha ritrovato e restituito entusiasmo, l’ultima conferenza è stata molto bella e panoramica. Conte ha trasmesso adrenalina e ha detto una cosa sacrosanta che può essere sintetizzata così: “Non voglio chiacchiere ma lavoro, abbiamo alle spalle una stagione orribile. I calciatori devono mettere il massimo, sapendo che con me tutti migliorano”. Ecco quest’ultimo concetto può fare la differenza, anche nella rivalutazione dell’organico reduce da una stagione orribile. La spiegazione: se un esterno offensivo non ha fatto bene quattro mesi fa, non è detto che con un nuovo “manico” non possa rinascere. A maggior ragione se il nuovo “manico” si chiama Antonio Conte. Intanto, il club ha fatto quanto avrebbe dovuto: due difensori centrali (Marin e soprattutto Buongiorno) in attesa del terzo (Hermoso) che non aspetterà per tutta la vita. Prenderlo a zero sarebbe un autentico affare, ma nel frattempo bisogna trovare in breve tempo una sistemazione a Ostigard e Natan, almeno uno dei due. Hermoso ha avuto almeno quattro proposte nell’ultimo mese, fin qui ha atteso il Napoli perché sarebbe eccitato all’idea di lavorare con Conte, vedremo se lo accontenteranno in tempi brevi. E poi? Tre passaggi dopo la serenità ritrovata con Di Lorenzo: mettere a posto il contratto di Kvaratskhelia; trovare una sistemazione a Osimhen (Psg come vorrebbe oppure Arabia); accogliere Lukaku. Poi sarà possibile dare le chiavi ad Antonio Conte, senza trascurare altre opportunità di mercato fino al 30 agosto. Ammesso e non concesso che Antonio Conte le chiavi non le abbia già, dai suoi primi minuti di Napoli.

Alvaro Morata ha cambiato versione ogni settimana sul suo futuro, ma si era capito che avrebbe lasciato l’Atletico Madrid soltanto se lo avesse chiamato l’Europa che conta, possibilmente l’Italia. Fateci caso: quel messaggio social di amore nei riguardi del club spagnolo arriva poche ore dopo la decisione di rinunciare alla barca di soldi che gli avevano promesso dall’Arabia. Ma quando memorizza che il Milan è uscito allo scoperto, Alvaro cambia segreteria telefonica e riprende a sintonizzarsi sul tormentone “In Spagna non mi vogliono bene, quasi mi odiano, ho più rispetto lontano da qui”. In quel momento aveva già deciso di salutare e di accettare la proposta del Milan. Non proprio in quel momento preciso, magari qualche giorno prima. Ora, non ci sono dubbi sul valore di Morata, sulla sua professionalità e sul fatto che possa dare un eccellente contributo al Milan anche e soprattutto in termini di gol. Tuttavia qualche perplessità resta, almeno un paio. La prima: se cerchi uno come Zirkzee per una vita e poi non lo prendi, andare su Morata significa orientarsi su un profilo completamente diverso, dalle caratteristiche quasi opposte. Ci sta cambiare idea, un po’ meno perdere due mesi e mezzo o tre all’inseguimento dell’obiettivo numero uno che aveva un prezzo già definito, sarebbe bastato pagare. La seconda cosa non meno importante della prima: fare quattro anni a Morata con l’aria che tira e con i discorsi sulla sostenibilità non è il massimo della vita. Non perché sia un attaccante di secondo piano, anzi è esattamente il contrario. Ma perché non è più un ragazzino e con i pluriennali bisogna stare un po’ in guardia.

Adesso il Milan ha bisogno di chiudere altri colpi: Pavlovic e Fofana sarebbero buonissimi inserimenti. L’Inter non ha grandi problemi: se qualcuno (il famoso Marsiglia) si presentasse con una grande offerta per Valentin Carboni, consentendo ai nerazzurri di controllare comunque il cartellino con un diritto di recompra, si potrebbe riaprire qualche scenario. Ma l’offerta deve essere di quelle faraoniche, altrimenti picche. L’Inter sta andando avanti per Cabal, esattamente come è stato sorprendente l’inserimento della Fiorentina per Pongracic dopo aver completato la cessione di Milenkovic al Nottingham Forest.  Abbiamo parlato poco di Juve? Normale, perché era tutto programmato: prima le cessioni (due tra Chiesa, Soulé e Huijsen senza dimenticare Kostic e Rugani), poi l’assalto a Koopmeiners e Todibo. La semina c’è già stata e la prima parte del mercato è stata spettacolare.

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