Passato l’emendamento Mulè, da oggi cambia il calcio in Italia

Una Serie A più forte, una FederCalcio più debole. La riforma che i patron chiedevano da tempo e che non erano mai riusciti ad ottenere alla fine si fa per decreto. Anzi, si farà, perché il tanto controverso “emendamento Mulè”, stabilendo una maggior rappresentazione in consiglio ed in assemblea per chi apporta il contributo economico più grande al sistema, apre solo un percorso che dovrà essere poi ratificato all’interno del mondo dello sport.

Passato l’emendamento Mulè, cosa prevede

In sostanza l’emendamento Mulé prevede l’autonomia delle leghe dalla Federcalcio. Si tratta di concedere piena autonomia, sia a livello di statuto che di regolamenti, organizzazioni e gestione alle leghe, in particola a quella di Serie A, dandole maggiore peso. Serie A che, con l’approvazione dell’emendamento, avrà il diritto di avere parere vincolante sulle delibere della Figc che la riguardano e la possibilità di ricorrere contro la giustizia sportiva direttamente al Tar del Lazio.

Emendamento Mulè, chi si è opposto

Le proteste erano prevedibili. E infatti la Figc, che all’inizio impegnata con la nazionale agli Europei in Germania era stata colta impreparata dal blitz dei patron, ha fatto fuoco e fiamme nel tentativo di affossare il provvedimento, smuovendo tutte le proprie influenze. L’ultimo colpo di teatro, la lettera inviata da Uefa e Fifa nel giorno decisivo, che paventava fantomatiche sanzioni nei confronti del calcio italiano, come l’esclusione dalle coppe europee o la revoca dell’Europeo. La solita pantomima della violazione dell’autonomia sportiva, spauracchio già agitato anni fa da Giovanni Malagò contro la riforma che ridimensionava il suo Coni. Una minaccia a cui non crede più nessuno. Ma stavolta il governo ha tirato dritto, almeno parzialmente.

Cosa resta della proposta

Della proposta iniziale, in realtà, nell’emendamento riformulato più volte e approvato alla fine in commissione è sopravvissuta solo la prima parte. Caduta la norma sulla giustizia (da subito a rischio illegittimità), i patron hanno dovuto rinunciare anche al diritto di veto (oggettivamente per come era stata scritta la norma era parecchio invasiva), e alla fine persino all’autonomia. Rimane il comma sulla rappresentanza, che poi era anche l’unico davvero attinente all’articolo del decreto che riguarda le regole delle elezioni federali: “Nel rispetto degli statuti delle federazioni di riferimento (…), le leghe sportive professionistiche hanno diritto a un’equa rappresentanza (…) che tenga conto anche del contributo economico apportato al relativo sistema sportivo”. In cambio, all’ultimo minuto il Ministero dell’Economia ha preteso di inserire una prescrizione per tutti i club che dovranno essere in regola al pagamento con i debiti fiscali nei confronti dello Stato per utilizzare i crediti in camera di compensazione. Un modo per obbligare le squadre a pagare le tasse, un segnale che Giorgetti ha voluto mandare al pallone.

Le parole di Abodi e Casini

Così ha commentato Abodi: “Adesso sarà più facile per la Federazione, se vorrà anche con il nostro contributo, trovare una soluzione equilibrata e di buonsenso al tema trattato dall’emendamento, e anche alle altre grandi questioni che non hanno trovato risposte e soluzioni in questi anni nel sistema calcio“. Le parole di Casini: “L’approvazione dell’emendamento al decreto sport in Commissione cultura e sport della Camera darà maggiore rappresentatività alla Lega Serie A nel sistema federale. Ciò rappresenta, dopo anni, un primo traguardo importante. La norma è un primo passo, indispensabile, del percorso di riforme che la Serie A ha chiesto da tempo. Con l’emendamento Mulé nel dl sport viene infatti affermato un principio cardine delle democrazie contemporanee, quello della no taxation without representation per cui la Serie A vedrà finalmente riconosciuto un ruolo adeguato rispetto al sostegno economico che fornisce all’intero movimento del calcio. L’attenzione rivolta dalle massime istituzioni del Paese alla definizione di misure e strumenti necessari per una riforma profonda del settore mostra che il calcio inizia finalmente a essere considerato un comparto industriale, alla stregua di altri settori che contribuiscono alla crescita economica e sociale del Paese. Oggi è un nuovo giorno, che deve portare all’evoluzione e alla crescita del nostro movimento di cui la Serie A è, e deve essere, parte trainante a beneficio anche dei giovani, dello sport di base e delle nazionali. Ringrazio il Governo, con il Ministro Abodi, e il Parlamento per l’indagine conoscitiva del Senato e per il lavoro svolto dalla Camera sull’emendamento dell’On. Mulé, per quanto fatto per raggiungere questo primo, importante, risultato“.

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